26 Agosto 2025
Intel, dopo Softbank anche Washington diventa …


Alla fine lo Stato Americano è entrato direttamente nel capitale di Intel con un investimento da 8,9 miliardi di dollari. In gioco c’è tutto il piano statunitense per la creazione di una filiera nazionale del microprocessore, una questione vista come essenziale per la sicurezza nazionale tanto da Joe Biden, quanto da Donald Trump.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Non a caso gli 8,9 miliardi di dollari che portano il governo Usa al 9,9% del capitale di Intel vengono da due programmi di Biden: per 5,7 miliardi di dollari sono sovvenzioni statali non ancora versate e collegate all’US Chips and Science Act e per gli altri 3,2 miliardi di dollari fanno riferimento al programma Secure Enclave varato dai dipartimenti di Difesa e Commercio della scorsa amministrazione democratica nel settembre 2024.

Già in passato il Chips Act di Biden aveva garantito finanziamenti per 2,2 miliardi a Intel, l’unica società di semiconduttori statunitense ritenuta in grado di creare una filiera del microprocessore competitiva negli Stati Uniti.

Intel, sale a 11,1 miliardi l’investimento pubblico

In totale quindi gli Stati Uniti hanno finora investito in Intel circa 11,1 miliardi di dollari nell’ambito di un piano di investimenti della società di Santa Clara molto più ambizioso e pari a circa 100 miliardi di dollari.

I risultati finora non sono stati lusinghieri, hanno portato Intel sull’orlo del fallimento, hanno fatto allontanare il CEO Pat Gelsinger e portato alla guida della società il CEO Lip-Bu Tan che ha da subito dovuto affrontare una situazione molto difficile dopo le perdite da ben 19,23 miliardi di dollari dell’anno scorso.

La tua casa dei sogni ti aspetta

partecipa alle aste immobiliari!

 

Così alla fine il governo ha deciso di entrare direttamente nel capitale di Intel comprandone il 9,9% a 20,47 dollari per azione, meno dei 24,8 dollari della chiusura di venerdì scorso, ma comunque su livelli ben lontani dai massimi di fine 2023 a 50,76 dollari.

L’operazione insomma conferma l’impegno di Washington nel piano industriale di una filiera nazionale del chip, ma al tempo stesso odora di salvataggio.
Oltretutto il governo ha deciso di non inserire propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione e ha sottoscritto dei warrant a 5 anni che gli consentirebbero di comprare un altro 5% di Intel a 20 dollari per azione, ma soltanto nel caso in cui il gruppo cedesse la maggioranza (il 51% del capitale almeno) del business delle fonderie che sta drenando miliardi di dollari di investimenti.

Intel, in gioco l’ecosistema del chip Usa

Gli esperti si sono divisi sulla possibilità che Intel crei una filiera competitiva in America, la nota di venerdì che annuncia l’intervento pubblico rivendica l’investimento di 108 miliardi di dollari in capitale negli ultimi 5 anni e di 79 miliardi di dollari nello specifico della Ricerca focalizzata nella manifattura Usa.

L’intero ecosistema tecnologico Usa, per altri versi impegnato negli investimenti in AI, ha ribadito il sostegno alla filiera di semiconduttori Usa progettata da Intel: supporto è arrivato dal CEO di Microsoft Satya Nadella, dal CEO di Dell Michael Dell, dal CEO di HP Enrique Lores e anche dal CEO di AWS Matt Garman.

Appena lunedì scorso, il 18 agosto, la banca giapponese SoftBank aveva annunciato un accordo per l’investimento di altri 2 miliardi di dollari in azioni ordinarie di Intel. Il presidente e amministratore delegato dell’investitore tecnologico nipponico più famoso, Masayoshi Son, aveva confermato la fiducia nel ruolo strategico di Intel per lo sviluppo della filiera del silicio negli States e aveva pagato i titoli di Intel 23 dollari per azione, un po’ meno della chiusura precedente.

Gli accordi di finanziamento hanno seguito gli incontri del nuovo CEO di Intel Lip-Bu Tan con Donald Trump lo scorso 11 agosto, dopo che il gruppo ha perso 800 milioni di dollari nel primo trimestre e altri 2,9 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2025 proiettando poi sull’intero anno investimenti operativi (gross capex) tra gli 8 e gli 11 miliardi di dollari.

L’incontro dell’11 agosto aveva inoltre permesso all’ad di Intel Lip-Bu Tan di ricucire i rapporti con Trump che appena il 7 agosto ne aveva chiesto le dimissioni immediate per un presunto conflitto d’interessi (Reuters aveva riportato di suoi investimenti in società di chip cinesi, anche legate all’industria militare, per almeno 200 milioni di dollari; poi la stessa agenzia aveva appreso da una fonte che il manager aveva liquidato le proprie posizioni in entità cinesi).

In occasione di quest’altro corposo investimento pubblico del 22 agosto il segretario al Commercio Usa Howard Lutnick ha dichiarato “Intel è felice di dare il benvenuto agli Stati Uniti d’America tra gli azionisti che aiutano a creare la più avanzata industria dei microprocessori del mondo. Mentre sempre più imprese guardano a un investimento in America, questa amministrazione resta impegnata nel rafforzamento del nostro predominio nell’intelligenza artificiale e nel rafforzamento della sicurezza nazionale”.

Vuoi acquistare in asta

Consulenza gratuita

 

Nvidia, intanto con la Repubblica Popolare c’erano nuovi dissapori

Nelle stesse ore però un altro conflitto si consumava proprio sullo stesso delicato tema dei semiconduttori.

Dopo un forte confronto tra Washington e Beijing sulle vendite di chip Nvidia alla Cina e l’avvio della produzione di microprocessori della casa USA con specifiche misurate per la Repubblica Popolare, quest’ultima aveva infatti reagito con un altro colpo di scena: aveva ‘sconsigliato’ l’acquisto dei chip H20 di Nvidia appena approvati da Trump.

Il Financial Times aveva ricostruito la vicenda sottolineando alcune dichiarazioni dello stesso Lutnick (“Non gli vendiamo le nostre cose migliori, né la nostra seconda scelta e neanche la terza…” e poi “Vendi ai cinesi abbastanza da rendere i loro sviluppatori dipendenti dalla tecnologia Usa”) ritenute offensive dalla Repubblica Popolare.

La questione probabilmente rispunterà con i dati trimestrali di Nvidia attesi mercoledì prossimo, ma conferma ancora una volta il valore geopolitico attribuito alla tecnologia da Washington e da Beijing in questa fase storica. Mentre l’Europa resta lontana anni luce.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Source link

Cessione crediti fiscali

procedure celeri