25 Agosto 2025
La futuropoli dei “parseillais”: come è cambiata Marsiglia


Sylvie non va più a cena fuori, non ha mica voglia, dice, de se faire tuer par une balle, di farsi ammazzare a schioppettate. Esagera. C’est Marseille, vero, ma qui nel Settimo arrondissement, dove vive, più che criminali si vedono turisti da tutto il mondo e parigini intenti a farsi l’aperò. I parigini ufficialmente detestano Marsiglia, ma la stanno invadendo, al ritmo di migliaia l’anno: i treni ad alta velocità hanno portato il suo cielo e il suo mare fantastico, i costi quasi dimezzati, e la promessa di una vita al sud, a sole tre ore di distanza dalla Gare de Lyon. Arrivano che sono giovani professionisti nomadi digitali, si installano alla Joliette, al Panier, ai Catalans: tempo pochi mesi e le Sud li trasforma in “parseillais”, parigini-marsigliesi, ibridi tra città che più diverse non potrebbero essere.

Parigi è sempre Parigi, Marsiglia è la seconda città di Francia ma prima per problematicità: col tasso di povertà del 26 per cento ha le disuguaglianze più marcate, tra quartieri difficili a nord e altri come Roucas Blanc che sembrano Bel Air; ha il tasso di omicidi più alto – ieri lo raccontava Jean-Claude Izzo, oggi i romanzi di Audrey Sabardeil come Cargo Blues. Però è anche la città francese che meglio si sta giocando il futuro. La più ambiziosa, perché si vuole Hollywood dell’Esagono, hub mondiale del digitale, capitale europea dell’innovazione, calamita per scienziati internazionali.

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Qui(non) è Hollywood

Marsiglia come Hollywood. C’è perfino la scritta gigante MARSEILLE sulle colline del Grand Littoral, identica a quella di Hollywood: l’aveva fatta costruire Netflix per lanciare la serie Marseille, è così piaciuta che non l’hanno più tolta. Ma non si tratta di scimmiottamento. La città ha da sempre una vocazione cinematografica: uno, perché la sua pessima fama l’ha resa set suggestivo e credibile; due, perché ha scorci e dintorni spettacolari e diversissimi tra loro, ci si può ambientare di tutto; tre, perché il governo francese ci investe da tempo.

In particolare, il presidente Emmanuel Macron gli ha destinato 22 miliardi e mezzo di euro col piano Marseille en Grand, per farne la capitale del cinema nel Mediterraneo. Così l’anno scorso vi sono stati girati 94 film e 40 serie, con una ricaduta economica di 81 milioni di euro; nel frattempo è nata l’Ecole Cinéfabrique, è stato potenziato il polo mediatico della Friche Belle de Mai, inaugurato il centro logistico CinéMaBase. Intorno al capoluogo provenzale vive un ecosistema cinematografico: a Martigues per esempio c’è Provence Studio, che ospita grandi produzioni (anche americane), da Bac Nord a Titane e The Serpent Queen. Così è diventato normale scendere in strada la mattina e scoprire che sei nel mezzo di un set: Stillwater con Matt Damon magari, o Bronx, o Le temps des secrets. A coronare il tutto, nel 2026 aprirà il polo marsigliese della Cinématèque française.

Innovazione e ricerca

Sesto hub mondiale del digitale. La città ha appena superato Hong Kong, passando al 6° posto nella classifica degli hub globali di Internet secondo Telegeography, società di ricerca e consulenza sulle telecomunicazioni. Da Marsiglia passa un oceano di dati, un traffico immenso proveniente da Europa, Asia, Africa e Medio Oriente: tutto grazie a 18 cavi in fibra ottica sottomarini che collegano la città a 57 paesi e cinque miliardi di utenti mobili. In 11 anni si è affermata come gateway strategico per telecomunicazioni, cloud e digitale, anche grazie allo sviluppo di Digital Realty, con 4 centri dati in funzione (MRS1, MRS2, MRS3 e MRS4) e uno in costruzione (MRS5). Nuovi cavi collegheranno Marsiglia all’America Latina e rafforzeranno i collegamenti con Africa e India. La top 5 non è così lontana.

Emmanuel Macron all’inaugurazione del centro Tangram del Cma Cgm (foto Epa/Ansa)

Capitale europea dell’Innovazione. Era il 2022 quando il Consiglio europeo per l’innovazione ha conferito questo titolo alla Métropole Aix-Marseille Provence, insieme a un premio da un milione di euro per sostenere progetti innovativi. L’anno dopo il tasso di creazione di imprese segnava un +11 per cento, oggi la Métropole conta su un ecosistema di parchi scientifici e tecnologici; campus come The Camp, di referenza per l’intelligenza artificiale; incubatori d’impresa e universitari; acceleratori pubblici e privati. Marsiglia punta a scrollarsi di dosso la fama criminale e affermarsi come crocevia scientifico, con partnership dalle big tech al biomedicale; un sistema di start up; quartieri “low cost-easy tech” come Smartseille, parte di Euroméditerranée, a sua volta ambiziosissimo, miliardario intervento di rigenerazione urbana nella zona del porto; programmi come Marseille Innovation, di accompagnamento a una nuova generazione di imprenditori. In più l’università di Aix-Marsiglia, tra le migliori di Francia, e centri di ricerca come CNRS e INSERM, hanno rafforzato i legami con l’Ue e le imprese.

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La cacciatrice di scienziati. Appunto l’università di Aix-Marseille, che continua a sviluppare programmi che attirino cervelli internazionali. Per esempio, Safe place for science (15 milioni di euro su tre anni), rivolto a ricercatori americani stufi dell’amministrazione Trump tanto ostile alla scienza: ne ha già attirati 300. Tra questi Kartik Sheth, ex-numero tre della Nasa: non è difficile immaginare che “enzima” può essere uno così, visto che a Marsiglia esistono il Lam, Laboratorio di Astrofisica, e il CSM, Centro Spaziale. A La Provence, che lo ha intervistato, Kartik ha detto: «Vorrei aiutare giovani ricercatori a sfruttare lo studio per trovare sbocchi, così che possano poi lavorare nell’industria e nella politica; vorrei contribuire a raccogliere fondi per 20 milioni di euro, si potrebbe stabilire un centro di eccellenza. Una cosa è certa: qualunque sia il mio futuro, voglio lavorare a Marsiglia».

Questione di identità

Au secours, ci invadono! Tra americani e “parseillais” la città cambia, prende abitudini bourgeois-bohèmien, quartieri popolari si fanno fighetti. Aprono cuisine de partage e “cantines solidaires”, solidali non si sa bene con chi, il tè matcha rimpiazza il pastis, sulle tavole meno pieds paquets (piatto della tradizione, zampe e trippe di pecora stufate insieme) e più cake vegani; diminuiscono i legumier, aumentano i centri di flow pilates. Nei quartieri vista mare prediletti dai neo-marsigliesi i prezzi aumentano.

Un graffito sui muri di Marsiglia (foto Epa/Ansa)

Però Marsiglia è Marsiglia. La città della “mixité”, che credi di conquistare e invece è lei che cambia te. Veniamo da tutti gli orizzonti, ti dicono qui, ed è vero: poco francese, molto italiana, araba, centro-africana. Ci convivono – senza amarsi e senza odiarsi – etnie, culture, modi di vivere anche radicalmente diversi. Topless e burkini fianco a fianco in spiaggia, senza piacersi ma senza rompersi le scatole; il “Violentometro” sulle spiagge (gazebo dove si insegna alle ragazze a riconoscere i segnali di sopraffazione maschile e i loro vari livelli di pericolo) e il rito dell’aperò davanti al mare; i senzatetto a dormire per strada, squatter e cambrioleurs in servizio permanente effettivo. Su tutto, le risate roche delle “cagoles”, stereotipo e donna marsigliese in carne e ossa, un po’ volgare per scelta, perché della compostezza se ne frega. Meglio non darle consigli di stile, non ci mette un secondo a mandarti a stendere – del resto, da dove credete che venga “cagole”?

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