25 Agosto 2025
Le minacce degli anarchici: «Dichiariamo guerra alla scuola»


L’appuntamento è per il 6 settembre e l’obiettivo, almeno stando a quanto affermato in un post, è «dichiarare guerra» al governo, alla scuola e al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Al centro della contestazione del collettivo auto-organizzativo del liceo romano Terenzio Mamiani, ma anche del KSA, il Kollettivo Studentesco Autonomo di Torino, le ultime riforme. Per questo si lancia un appello a «organizzarci nelle scuole» e a «costruire dimensioni organizzate studentesche di massa che dichiarino guerra a chi la guerra vuole portare». Parole minacciose a cui il ministro replica: «Vado avanti, senza alcuna preoccupazione»

La contestazione riguarda tutta l’attività del governo in materia scolastica, dalle linee guida sui programmi didattici all’introduzione del 4+2 per gli istituti tecnico-professionali, e poi il voto in condotta – bocciatura in caso di insufficienza, mentre con il 6 per essere ammessi all’anno successivo si dovrà superare un compito di cittadinanza – e le modifiche alla maturità.

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Nelle teorie del collettivo «l’Occidente è in rotta di collisione e la nostra classe dirigente cerca una scappatoia per riuscire a tenere strette le redini dell’Impero. Come? Attraverso la riconversione bellica» e in questo quadro, si legge nel documento, «la Formazione ricopre un ruolo fondamentale» e «la scuola italiana, come fabbrica di capacità umana povera e settorializzata, va proprio in questa direzione, e lo vediamo chiaramente nelle manovre che ormai da qualche anno il ministro dell’Istruzione e del Merito sta attuando».

La riforma dei programmi didattici viene criticata perché «sin dalle scuole elementari vengono evidenziate in maniera ossessiva le condizioni storiche tramite cui l’Occidente ha costruito il suo potere, per inculcare un’immagine distorta di quelli che dovrebbero essere i valori di un buon europeo». Quella relativa al 4+2 invece viene considerata uno strumento per spingere i giovani a «farsi sfruttare da aziende che spesso sono le stesse promotrici della produzione bellica», mentre quelle sul voto in condotta e sull’esame di maturità vengono ritenute uno specchio di una «componente centrale della conversione bellica: il disciplinamento che viene imposto sempre di più nei luoghi di formazione». Con queste premesse è stata indetta un’assemblea «per organizzare forme di lotta concrete che dalle scuole siano in grado di inceppare la macchina bellica».

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LA REPLICA
Dopo avere letto le dichiarazioni dei collettivi, il ministro ha voluto rispondere punto per punto. «La scuola è luogo di confronto, non di violenze o di guerra – ha dichiarato Valditara – Questi gruppi dimostrano di essere fermi a una visione della società che non garantisce progresso, né sviluppo, né occupazione. È significativo che nelle loro minacce facciano riferimento proprio ad alcuni dei pilastri dell’azione del governo sulla scuola». Per quanto riguarda le modifiche alla didattica, il ministro ha sottolineato che «contestano la revisione dei programmi scolastici, e in particolare la centralità dell’Occidente, e tuttavia conoscere la propria civiltà, la propria storia serve a sapere chi siamo, da dove veniamo e come possiamo costruire un futuro assieme a chi vuol vivere insieme con noi». E ancora: «Contestano il voto di condotta che rimette al centro la responsabilità individuale e valorizza la cultura del rispetto. Contestano la riforma degli istituti tecnico-professionali, che è una misura fondamentale per assicurare un’occupazione ben retribuita e in tempi rapidi a tanti giovani che oggi non riescono a realizzare le proprie aspirazioni, valorizzando i giovani talenti e rispondendo alla richiesta delle imprese che hanno bisogno di qualifiche professionali». Valditara aggiunge che «c’è un’offerta importante di posti di lavoro, la scuola deve saper formare le competenze adeguate. E ancora, contestano la riforma dell’esame di stato, che punta a ridare senso al concetto di maturità, con un esame che valuti il grado di responsabilità e autonomia raggiunto dallo studente, insomma la sua crescita a 360 gradi. Ma, francamente, queste minacce non ci intimidiscono. Io vado avanti, deciso, senza alcuna preoccupazione, con grande serenità e la consapevolezza di essere sulla strada giusta». Valditara, inoltre, dice di avere uno scambio costante con i rappresentanti degli studenti: «Al ministero incontro regolarmente le consulte studentesche, con cui abbiamo un rapporto eccellente, abbiamo molto valorizzato il loro ruolo. Sono loro a rappresentare gli studenti, non questi sparuti esponenti di una sinistra intollerante che è rimasta agli slogan del ‘68 e degli anni di piombo».


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