
La Commissione europea, l’organo esecutivo dell’Unione, ha presentato ufficialmente ad Anversa il Clean Industrial Deal, il nuovo piano per accelerare la transizione ecologica dell’industria europea e far crescere l’economia. Il programma per un’industria pulita è da oltre 100 miliardi di euro e promette di creare 500mila nuovi posti di lavoro. I fondi sono destinati a decarbonizzazione, innovazione e agevolazione per l’accesso alla finanza.
L’iniziativa pone particolare attenzione all’economia circolare e al potenziale della rigenerazione: il cosiddetto remanufacturing (la rifabbricazione), ovvero la pratica industriale che consente di riportare i prodotti ormai considerati rifiuti alle loro prestazioni originali e di estenderne i cicli di vita. Nelle stime della Commissione, si prevede che entro il 2030 il mercato europeo del remanufacturing crescerà fino a 100 miliardi.
In questo articolo:
- Clean Industrial Deal: cos’è e cosa prevede
- Energia a prezzi accessibili
- Incremento della domanda di prodotti puliti
- Finanziamento della transizione pulita
- Circolarità e accesso alle materie prime critiche
- Partner globali affidabili
- Competenze e posti di lavoro di qualità
Clean Industrial Deal: cos’è e che prevede
Diversamente dal Green Deal lanciato nel 2019 con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, il Clean Industrial Deal combina la decarbonizzazione alla reindustrializzazione. Il termine green non viene più usato esplicitamente, come da programma di Ursula von der Leyen per mettere d’accordo i partiti ecologisti e quelli conservatori nella maggioranza che ha votato a favore della sua rielezione: la Commissione parla di industria pulita e presenta la transizione ecologica come un modo per ridurre i prezzi dell’energia e favorire la competitività delle industrie europee in un contesto di agguerrita concorrenza mondiale.
Il provvedimento si concentra principalmente sulle industrie ad alta intensità energetica (l’acciaio, i metalli e i prodotti chimici) e sul settore delle tecnologie pulite, con misure per affrontare i costi elevati dell’energia, eliminare i combustibili fossili, ridurre la dipendenza dai fornitori di materie prime di paesi terzi, migliorare la circolarità delle risorse e potenziare le competenze lavorative. L’accordo include anche fattori abilitanti orizzontali con iniziative per la semplificazione burocratica per le PMI, tesa a diminuire del 25-35% gli oneri amministrativi entro il novembre 2029. I punti chiave del piano sono sei, da mettere in atto con politiche che arriveranno tra il 2025 e il 2026.
Energia a prezzi accessibili
Grazie allo sviluppo dell’Affordable Energy Action Plan, il piano d’azione per l’energia accessibile, la Commissione intende accelerare l’elettrificazione (fino al 32% entro il 2030) e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili importati. L’elemento centrale di questa strategia è il mercato energetico interno dell’energia: le azioni del Clean Industrial Deal sono orientate a connettere i diversi punti fisici della rete, favorendo nuove interconnessioni attraverso la digitalizzazione, le applicazioni di intelligenza artificiale e l’IoT.
Per utilizzare l’energia in modo più efficiente, vengono promossi PPA (Power Purchase Agreements), contratti a medio e lungo termine per l’acquisto di corrente elettrica con un importo di 500 milioni di euro, e pacchetti dedicati alla produzione delle reti per 1,5 miliardi. Ad occuparsene sarà una specifica piattaforma comune. Nelle stime della Commissione, l’Affordable Energy Action Plan permetterà di risparmiare 45 miliardi di euro sui costi energetici nel 2025 (fino a 130 miliardi nel 2030 e a 260 miliardi nel 2040) e di ridurre le emissioni industriali fino al 30%.
Incremento della domanda di prodotti puliti
Per massimizzare le limitate risorse interne è necessario far aumentare la domanda e il consumo di prodotti puliti fabbricati nell’Unione europea. Il Clean Industrial Deal lancia l’Industrial Decarbonisation Accelerator Act, un regolamento sull’accelerazione della decarbonizzazione industriale che introduce criteri di sostenibilità, resilienza e made in Europe negli appalti pubblici e privati per i settori strategici. La spesa pubblica dovrà quindi favorire la sostenibilità ambientale, la competitività, la decarbonizzazione e l’innovazione tecnologica e nel 2026 la riforma del Public Procurement riordinerà la disciplina degli acquisti verdi nella pubblica amministrazione.
L’Industrial Decarbonisation Accelerator Act stimola le imprese con il green premium: un riconoscimento (sotto forma di agevolazioni fiscali e accesso agli incentivi) alle aziende che inseriscono sui propri prodotti un’etichetta volontaria (senza obblighi di reporting) che indica l’intensità di carbonio utilizzata, aumentando anche la consapevolezza nei consumatori. L’obiettivo europeo è produrre internamente entro il 2030 almeno il 40% dei componenti essenziali presenti nei prodotti tecnologici puliti.
Finanziamento della transizione pulita
Per attuare il piano servono 480 miliardi di euro all’anno di nuovi investimenti. La Commissione mette subito sul piatto 100 miliardi per sostenere l’industria manifatturiera pulita prodotta nell’Unione con un rinnovato quadro tecnico per gli aiuti di Stato (Clean Industrial Deal State Aid Framework). Viene rafforzato l’Innovation Fund (il Fondo per l’innovazione che sostiene progetti tecnologici net-zero) e nascerà una Banca per la decarbonizzazione industriale (IDB, Industrial Decarbonisation Bank) che finanzia le imprese con il Fondo e le entrate di ETS e InvestEU.
Proprio il fondo InvestEU sarà modificato per aumentare gli investimenti pubblici e privati (fino a 50 miliardi di euro) destinati alla diffusione delle tecnologie pulite, la mobilità sostenibile e la riduzione dei rifiuti. Una parte importante per il finanziamento della clean transition arriverà da una call specifica all’interno del programma Horizon Europe per stimolare l’innovazione e la ricerca. La BEI (Banca europea per gli investimenti) sarà coinvolta con nuovi strumenti come un pacchetto per la produzione di reti e una CleanTech Guarantee Facility nella piattaforma Tech EU supportata da InvestEU.
Circolarità e accesso alle materie prime critiche
Con il Clean Industrial Deal si istituisce un meccanismo che consente alle imprese di fare rete e aggregare la domanda di CRM (critical raw materials). La Commissione promuove la creazione di un Critical Raw Material Centre, un centro per l’acquisto congiunto delle materie prime per conto delle imprese interessate, negoziando prezzi e condizioni migliori con i fornitori. L’aspirazione è incrementare l’indipendenza strategica, messa a dura prova prima dall’emergenza pandemica e poi dal conflitto russo-ucraino.
A tal proposito, nell’ottica di incoraggiare un modello di business importante per la transizione, uno dei driver aziendali del piano è l’adozione entro il 2026 di una Circular Economy Act, una legge per accelerare l’economia circolare e garantire la rifabbricazione, con l’obiettivo di far circolare il 24% dei materiali entro il 2030. Il remanufacturing verrà promosso in collaborazione con l’European Remanufacturing Council (ERC), ente già leader ed esperto del settore.
Partner globali affidabili
Stringere accordi commerciali con partner affidabili e in grado di fornire valore aggiunto è fondamentale per ridurre l’impatto ambientale e migliorare la competitività. Il progetto della Commissione europea include partenariati per il commercio e gli investimenti puliti per diversificare le catene di approvvigionamento. Inoltre, per contrastare pratiche sleali e dannose, verranno introdotti strumenti di protezione commerciale.
Nell’ottica di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e al tempo stesso di consolidare un’industria pulita, il Clean Industrial Deal semplifica e rafforza il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere che comporta l’applicazione di un prezzo per le emissioni incorporate nei prodotti di alcune tipologie di industrie. Il CBAM è entrato in vigore nella sua prima fase nell’ottobre del 2023 e verrà rimodulato in base a questo nuovo indirizzo.
Competenze e posti di lavoro di qualità
La politica industriale europea si orienta su modelli di business sostenibili in tutti i settori: la rivoluzione pulita coinvolge ogni ambito e quindi richiede nuove competenze professionali. Dal Clean Industrial Deal arriva l’istituzione di una Union of Skills, una Unione delle competenze che investirà nei lavoratori e nelle lavoratrici per lo sviluppo di skills trasversali in materia di tecnologie pulite.
Per acquisire conoscenze, abilità e capacità orientate alla sostenibilità ambientale e alla transizione verso un’economia pulita, è fondamentale la formazione. Il piano europeo rafforza i programmi di istruzione e formazione di Erasmus+ in settori chiave con finanziamenti fino a 90 milioni di euro. In questo modo si riduce il numero di occupazioni che richiedono competenze e conoscenze specifiche per la transizione, in particolare all’interno di quegli Stati membri che segnalano carenze di questo tipo.
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