26 Agosto 2025
La Calabria, e il piano diabolico di Conte per prendersi il campo largo


Pasquale Tridico, uomo di Giuseppe Conte, l’inventore del reddito di cittadinanza – soldi svincolati da ogni seria logica di politiche attive per il lavoro – si candida a governatore della Calabria in stile Achille Lauro: vi darò il reddito di dignità, cioè il reddito di cittadinanza sotto altro nome, grazie ai fondi europei, quelli che dovrebbero essere utilizzati per lo sviluppo vero di quella povera regione.

Più di mezzo secolo fa il monarchico Achille Lauro a Napoli prometteva pacchi di pasta e la famosa scarpa destra a chi, avendo ricevuto la scarpa sinistra, lo avesse votato, e infatti prese un mare di voti. Forse Tridico lo emulerà pur non vincendo contro il pragmatico Roberto Occhiuto, che in questi anni ha allestito un bel potentato personale.

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Dunque il ritorno del reddito di cittadinanza, sia pure nella versione regionale, nella campagna elettorale del cosiddetto campo largo è il segno dell’egemonia del Movimento 5 stelle sul centrosinistra.

Una ricetta mai accettata dal Partito democratico, ma tutto fa brodo, come diceva il Mascellone. Avanti con Conte quindi, dalla dem-grillina Elly Schlein – che asseconda l’avvocato del populismo per convenienza elettorale, ma anche perché in fondo ne condivide le istanze – a un silenzioso Matteo Renzi, che in questa fase fa prevalere la ragion di Stato (battere la destra costi quel che costi) su quell’idea di coerenza che vorrebbe che egli si ritraesse, o almeno prendesse le distanze, dalle ricette contiane. Che è ciò che fa Carlo Calenda, con il risultato che di fatto Azione non parteciperà alle Regionali, il che per un partito politico è un po’ strano, ma evidentemente per Calenda è un prezzo da pagare sull’altare della coerenza.

Il tandem Schlein-Renzi ha gioco facile nel teorizzare il primato della vittoria su quello di una impolitica purezza perché la strada per il potere – per il bene del popolo, s’intende – prevede che ci si allei anche con il diavolo, poi si vede.

Detta in modo semplice, come con il maiale, non si butta via niente, che potrebbe essere il motto di Eugenio Giani, che pur di assicurarsi qualche voterello in più non ha esitato a stringere un patto con la rediviva Paola Taverna, volto femminile ma truce del grillismo nell’epoca in cui Pd e Cinquestelle si odiavano («mafiosi», gridava la pasionaria Paola ai dem negli anni del Grande Imbambolamento zingarettian-lettiano). Proprio Nicola Zingaretti bollò il reddito di cittadinanza come «una buffonata», e infatti per ben tre volte in Parlamento il Partito democratico votò contro questa misura, ritenuta figlia di una cultura assistenzialistica che separava la questione del sostegno al reddito da quello delle politiche attive per il lavoro. Ma di fatto il “reddito di divananza” alle politiche del 2022 fu l’arma vincente di Conte, soprattutto al Sud – ci fu chi parlò addirittura di «voto di scambio».

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Saldo e stralcio

 

In generale, con la scelta di Tridico in Calabria e quella di Roberto Fico in Campania, più il condizionamento programmatico in Toscana e nelle Marche, il capo del Movimento sta mettendo in campo una geniale campagna elettorale. Nel senso che, se le cose andranno bene, Schlein non potrà dire di aver vinto da sola, ma dovrà acconciarsi a dividere la vittoria con Conte. Se poi la vicenda regionale dovesse andare male – Toscana, Puglia e Campania al centrosinistra, Marche, Veneto e Calabria alla destra – a partire da Conte, la responsabilità verrebbe fatta ricadere sul Partito democratico. Un piano diabolico, quello dell’avvocato, una giocata win-win condotta con la maestria dello Spaccone di Paul Newman. Al tavolo verde, vince lui.



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