28 Agosto 2025
L’evoluzione da onlus a Ets: esenzioni fiscali e certezze ​Ma si faciliti il percorso


di
Elisabetta Soglio

Entro il 31 dicembre, migliaia di onlus dovranno aderire al Runts e diventare Enti del Terzo Settore-Ets. Potranno scegliere le attività di interesse generale da inserire negli statuti e uscire dal rischio di incertezza fiscale che oggi le preoccupa ma occorre che il Ministero del Lavoro semplifichi regole e interpretazioni

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Gentile Elisabetta,
dopo anni di critiche ai ritardi dell’avvio della Riforma del Terzo settore ora si parte: e con il 2026 finiranno le Onlus e si avvia un processo virtuoso per le nuove imprese sociali, incentivate in modo significativo nella loro gestione. Diciamo che la vicenda è un po’ kafkiana e ancora non si capisce come si possa aver perso 8 anni in attesa di una non ancora compresa autorizzazione europea. Tant’è. Ora si avvia una fase di scelta per migliaia di Onlus che dovranno aderire al Registro del Terzo settore Runts adeguando lo statuto e impostando la loro gestione secondo le nuove regole, soprattutto fiscali. Il processo può risultare per alcuni anche costoso, ove si vedranno consulenti non sempre adeguati e ci si augura che sia il Ministro del Lavoro che l’Agenzia delle Entrate si spendano per aiutare e semplificare le nuove adesioni al Runts; ci si augura anche che le varie associazioni di categoria possano aiutare i vari enti. Il tempo è poco: considerata la scadenza del 31 dicembre prossimo e poi quella di marzo 2026, forse si dovrà valutare una eventuale proroga.

Le Onlus che diventeranno Enti del Terzo Settore Ets potranno scegliere le attività di interesse generale da inserire negli statuti e da esercitare in modo prevalente, uscendo dal rischio di incertezza fiscale che oggi le preoccupa. Inoltre potranno valutare di svolgere le attività commerciali minori in modo sicuro con il regime di forfettizzazione, che avevamo a suo tempo sponsorizzato e che comincia a prendere forma. Per le imprese sociali si apre una stagione che potrà dare forte sviluppo al settore sociale (sanità, assistenza, cultura, ecc.) grazie alla possibilità di rafforzarsi con l’accantonamento degli avanzi e il reinvestimento in esenzione fiscale; è questa una norma non da poco se si pensa che lo stesso modello era stato introdotto per i consorzi fra le piccole e medie imprese da una legge del 1981 che ha dato un forte incentivo alla crescita di questi soggetti ch operano sul mercato. Si aggiungono altre norme che potranno favorire la crescita i questi enti con l’apporto di finanziatori esterni. Infine, dato il dna degli enti, molti anche piccoli non attrezzati organizzativamente e comunque orientati più alla missione che alla gestione solo economica, occorre che Ministero del Lavoro e consulenti semplifichino le regole e le interpretazioni, mentre per ora sembra prevalere la tendenza un po’ italica di approccio da azzeccagarbugli.
Adriano Propersi
Economia delle aziende non profit Università Cattolica 





















































Gentile professore,
cediamo volentieri spazio alla sua lettera che ben ripercorre le tappe di questa travagliata vicenda, auspicando con lei e nell’interesse del Terzo settore che il 2026 sia l’anno buono. Lo abbiamo detto altre volte, ma vogliamo crederci ancora e, come sempre, seguiremo gli sviluppi.

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27 agosto 2025 ( modifica il 27 agosto 2025 | 16:30)

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