27 Agosto 2025
tempi lunghi e spese per riappropriarsi delle proprie case


VENEZIA – C’è chi rinuncia a guadagnare cifre esorbitanti per amore di Venezia. Residenti disposti a rimetterci di tasca propria pur di contribuire nel creare un’alternativa. Vogliono dare il loro piccolo aiuto e scelgono di andare controcorrente come i salmoni che risalgono i corsi d’acqua. Senza immaginare di trovarsi poi in mezzo alla burrasca, intricati in vicende lunghe e costose. Questo quanto è successo ad alcuni proprietari di case a Venezia che hanno rinunciato alle locazioni turistiche, rifuggendo all’idea di trasformare il centro storico in un susseguirsi di b&b. Hanno sostituito la logica del turismo, con quella della residenzialità. Quindi l’alloggio ereditato dai genitori o comperato con la liquidazione di una vita di lavoro non l’hanno affittato a giorni o settimane, ma hanno scelto locazioni lunghe date a famiglie con figli, giovani coppie o persone sole. Certo non immaginavano di trovarsi in vicende complicate di affitti non pagati, sfratti lunghi un paio d’anni, spese legali da sostenere. Abbiamo raccolto alcune storie e tutti lamentano di essersi sentiti soli e non tutelati dalla legge nei momenti di difficoltà.

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LE STORIE

Tra le storie, tutte veneziane, c’è l’architetto che affitta la casa dove è vissuto da giovane a Campo dei Mori alla coppia con bimbi piccoli, il professionista che dà in locazione il grande appartamento di Cannaregio, un tempo della mamma, alla famiglia numerosa e chi il piccolo alloggio vicino alla stazione alla persona che vive sola. Storie accomunate dai contratti lunghi (4+4 anni o 3+2) e dalla morosità degli inquilini.

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L’ARCHITETTO

«La difficoltà è tornare in possesso delle case se gli inquilini non pagano, bisogna intentare una causa e ci sono tempi lunghissimi» riassume in una frase l’intera questione Andrea Venturini, architetto veneziano che sette anni fa ha affittato l’appartamento a Cannaregio, dove era vissuto da giovane, ad una coppia con due figli piccoli. «Probabilmente avevano fatto il passo più lungo della gamba – spiega – perché è un appartamento grande ed arredato». Fatto sta che ad un certo punto hanno smesso di pagare la mensilità. «Mi sono reso conto che con due figli minori potevo metterci molto per ritornare in possesso della casa». Quindi si rivolge ad un professionista per citarli in tribunale. «La prima volta davanti al giudice hanno pagato gli arretrati degli affitti in sospeso – racconta – la seconda volta ho accettato che rateizzassero la somma che mi dovevano, purché mi lasciassero l’appartamento che serviva a me per andarci ad abitare». E così è stato: tempistica per liberare l’alloggio due anni e costi sostenuti duemila euro per il professionista che ha fatto le pratiche. «Avevo anche altre proprietà, a Mestre, e gli esiti sono stati identici – conclude – quindi posso capire chi trasforma le proprietà in b&b, io non ho ceduto alla tentazione ed ho preferito vendere». Certo gli piacerebbe vedere la Venezia abitata dai veneziani, ma sarà sempre più difficile: «Come architetto mi occupo di ristrutturazioni nel residenziale in centro storico, i nostri clienti sono tutti foresti che acquistano la seconda o terza casa, ormai i residenti sono sempre meno».

CASA DELLA MAMMA

Preferisce rimanere anonimo il proprietario dell’appartamento di 190 metri quadri con 5 stanze a Cannaregio, perché la vicenda con l’inquilino moroso non è ancora conclusa. «Non solo non paga l’affitto, ma è anche il mio dirimpettaio, perché quella era la casa di mia madre – spiega – quindi ci sono brutte occhiate e saluti negati, una situazione sgradevole». Il tutto è iniziato con il Covid. «Quell’appartamento così grande con doppi servizi fino al 2019 l’ho dato in locazione agli studenti, non volevo trasformarlo in una struttura ricettiva, anche se di fatto gli affitti sono ora il mio reddito, preferivo darlo ai ragazzi dell’università era un mio modo per creare nuova residenzialità». Affitto 2.800 euro lordi al mese e all’interno stavano in cinque o sei. Con la pandemia gli studenti sono spariti da Venezia. Nel 2021 un commerciante della zona cercava casa, «ha una famiglia numerosa, con cinque figli e mi ha chiesto se gli affittavo l’appartamento». Ben presto si rende conto che avere quella famiglia come vicina non è semplice. «Prima che si concludesse il primo quadriennio del contratto 4+4, ho chiesto la disdetta del contratto che scadeva il 31 marzo scorso, da qui hanno iniziano a non pagare più l’affitto». La vicenda arriva davanti al giudice che ha concesso agli inquilini sei mesi di occupazione aggiuntiva che scadrà a fine settembre. «Non riesco a capire perché quando un contratto è giunto alla scadenza non venga rispettato, c’è una logica distorta: l’inquilino è spesso visto come la vittima e il proprietario come il pesce cane». Quindi ora non percepisce l’affitto e non è nemmeno certo che il 30 settembre la situazione si risolva: «Non c’è certezza del diritto, anche l’amministrazione pubblica ha le sue responsabilità e noi proprietari non siamo tutelati».

APPARTAMENTO SVUOTATO

C’è poi il caso del single che prende un appartamento in affitto vicino alla stazione Santa Lucia, non è molto grande e l’affitto è anche alla portata, 800 euro al mese. Peccato che ad un certo punto non paghi più le mensilità – poi la proprietaria scoprirà che non aveva pagato nemmeno le bollette – e che prima di andarsene abbia anche venduto il mobilio. «Mi sono sempre rifiutata di fare affitti turistici, perché preferisco dare le case ai residenti – spiega la protagonista di questa vicenda – ma in questa situazione io mi sento una vittima, se ti trovi di fronte ad un inquilino che ti distrugge un appartamento e ti lascia mille euro di cauzione, non hai nessuna tutela».

LA NORMATIVA

Impegnata nella difesa della residenza in centro storico Cecilia Tonon, consigliera comunale di “Venezia è nostra”, queste situazioni le ha già viste. «Da anni faccio notare che il dilagare di locazioni turistiche dipende non solo dalle maggiori potenzialità di guadagno, ma soprattutto dalle tutele inesistenti che l’ordinamento fornisce ad un proprietario di fronte a comportamenti disonesti dell’inquilino – spiega – C’è bisogno di un importante intervento legislativo per tutelare i legittimi diritti ed aspettative dei proprietari e favorire gli inquilini corretti: questo avrebbe sensibili conseguenze nel ristabilire il mercato degli affitti a favore dei residenti, che ora comprensibilmente quasi nessun proprietario vuole più fare». Convinta, però, che bisogna distinguere «tra inquilini disonesti e inquilini che si trovano in situazioni di bisogno: per i secondi è necessario istituire un sistema di tutele che devono essere pubbliche e riscontrare l’effettivo bisogno con controlli seri per evitare le truffe. Una situazione da cui oggi siamo ben lontani».
 





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