
di Giuseppe Gaetano, editor in chief
A fine giugno lo stock di prestiti garantiti si è ridotto a 165 miliardi di euro, dal picco di 250 del 2022: rispetto ai numeri del primo trimestre 2025 le garanzie interessano 124 mld, a fronte di 2 milioni di domande.
Il taglio medio da 185mila euro ribadisce il sostegno fornito soprattutto alle micro e piccole imprese, per cui l’incidenza della coperta statale sugli impieghi totali resta elevata al 60% contro la media del 25%.
Pare tramontata l’idea del premio aggiuntivo, a carico delle banche che superino una determinata soglia di ricorso alle garanzie. Va ricordato, tuttavia, che tali misure accessorie non sollevano gli istituti dall’approfondita istruttoria del merito creditizio della clientela, il che pone una barriera all’ingresso proprio a quelle realtà a cui dovrebbe essere rivolto: è questo, infatti, il grosso problema del Fondo.
Tra l’altro, quest’anno Bankitalia ha avvertito le less significant di attenzionare il deterioramento dello stock garantito, comunque attorno ancora solo al 4%.
Entrato in campo a gennaio 2024 e in uscita a fine anno, la riforma del Fondo ha già prodotto alcune novità assicurative ed è ora alla prova di numerosi emendamenti al disegno di legge annuale: l’obiettivo della maggioranza è prolungare almeno sino a fine 2026 gli attuali livelli di copertura, al 50% per i finanziamenti concessi per liquidità e all’80% per quelli destinati a investimenti (balzati al 30% del totale).
Se la mission del Mef è dunque continuare a limitare il ricorso alle garanzie pubbliche da parte delle banche, la formale esplicitazione della polizza danni da calamità naturali come requisito necessario per accedervi dovrà entrare nella prossima manovra d’autunno ed attuarsi al massimo a inizio 2026; quando cioè scadranno anche le ultime proroghe concesse a medie e piccole/micro imprese, rispettivamente all’1 ottobre al 31 dicembre 2025.
A tuttoggi il Fondo di garanzia PMI non disciplina l’inadempienza all’obbligo di copertura catastrofale, già entrato ufficialmente in vigore per le grandi imprese lo scorso primo luglio; inoltre, solo il Mimit ha esplicitato finora le agevolazioni e gli incentivi a cui perdono diritto le aziende non assicurate, e non sono proprio tutti come ci si attendeva.
Ovvio che in uno scenario così complesso, aggravato dai dazi commerciali Usa e dal graduale stop ai tagli ai tassi di interesse, cresca l’interesse di professionisti e imprenditori verso forme di finanza “alternativa”.
MCC, Sace e Ismea a Leadership Forum PMI: l’importanza dei Prestiti garantiti
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