28 Agosto 2025
più chiarezza sui dazi, ma molte incognite. Dal 1° settembre si applica il Joint Statement firmato in agosto « LMF Lamiafinanza


Un documento pubblicato da Boston Group a fine luglio faceva la sintesi di quanto i dazi voluti da Trump stiano influenzando i commerci internazionali. Ma in agosto è cambiato qualcosa?

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Accordo USA-UE: più chiarezza sui dazi (15%), ma molte incognite restano

Il “framework” del 27 luglio fissava un tetto del 15% sulle importazioni UE negli Stati Uniti ma rinviava temi come auto, metalli e regole WTO.
Tra promesse di energia per 750 miliardi di dollari e investimenti “stimati” da 600 miliardi, servono istruzioni operative per le imprese.

Il quadro tariffario USA-UE annunciato a fine luglio ha evitato l’escalation e fissato un tetto del 15% ai dazi applicati dagli Stati Uniti sulla maggior parte dei beni di origine europea. In parallelo, acciaio e alluminio restano fuori dal perimetro: continuano a scontare tariffe al 50% in attesa di un possibile schema TRQ (quote con dazio ridotto). È quanto emerge dalla scheda della Casa Bianca e dalla dichiarazione congiunta USA-UE pubblicata il 21 agosto.

Il tetto del 15% non è uno “sconto” uguale per tutti: il decreto presidenziale del 31 luglio chiarisce che, se il dazio MFN Most Favoured Nation (quello “normale” della tariffa USA, in italiano traducibile come “Clausola della nazione più favorita”) è inferiore al 15%, si aggiunge un “reciprocal tariff” fino a raggiungere il 15%; se l’MFN è già ≥15%, l’addizionale è zero. In sintesi: ceiling sì, niente “stacking” (sovrapposizione di tariffe) oltre il 15%.

Auto: quando (e come) si scende dal 27,5% al 15%

Il capitolo automotive resta il più politico. Oggi su auto e parti UE continua ad applicarsi un 27,5% (misura Section 232). Il passaggio al 15% scatterà solo quando l’UE avvierà l’iter per ridurre i propri dazi su beni statunitensi; Bruxelles punta a renderlo retroattivo dal 1° agosto. È scritto nelle letture congiunte del testo e confermato da fonti di stampa internazionali. Nel frattempo, su altri capitoli – per esempio alcuni precursori chimici – Washington indica già aliquote più basse.

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Che cosa è davvero incluso (e cosa no)

La Casa Bianca elenca fra i comparti coperti dal tetto 15% anche farmaceutici (con eccezioni per i generici), semiconduttori e auto/parti; per acciaio/alluminio il 50% resta in vigore. Ma il framework non è un accordo di libero scambio WTO-compliant: è politico, non giuridicamente vincolante, e lascia aperte definizioni (perimetri HS, tempistiche, interazioni con le tariffe “di sicurezza” su auto e metalli). Analisi indipendenti sottolineano la complessità di un mosaico di accordi “a pezzi”, destinato a moltiplicarsi.

Energia e investimenti: promesse, condizioni, reality check

Il pacchetto politico include l’intenzione – sbandierata da Washington – che l’UE acquisti 750 miliardi di dollari di energia USA entro il 2028 e che aziende europee investano 600 miliardi negli Stati Uniti. La dichiarazione congiunta parla di investimenti “attesi” e non vincolanti; fact-checking e think tank americani giudicano ambizioso (se non irrealistico) il target energetico rispetto ai flussi attuali. La borsa, intanto, ha premiato i produttori di LNG Liquefied Natural Gas (prevalentemente metano) su aspettative di maggiori volumi.

Impatti per le imprese europee (Italia inclusa)

Per l’export verso gli USA, il baseline cambia: dove l’MFN era basso, il dazio sale fino al 15%; nei settori già “colpiti” da misure speciali (metalli, auto) la pressione resta alta finché non maturano le condizioni previste dal testo. In pratica serve una riclassificazione HS di portafogli e distinte base per stimare l’impatto reale del ceiling 15%. Occorre quindi rivedere listini e supply chain (es. nearshoring o trasformazioni intermedie) e attrezzarsi con un tariff command center che coordini dogana, pricing, commerciale e lobbying, come suggerito dagli studi legali USA;

Per auto e componentistica, lo scenario resta binario fino al via libera europeo sul taglio dei dazi industriali: 27,5% oggi, 15% domani (se e quando scatta la condizione).

Politica, digitale e WTO: i fronti aperti

Il digitale (DSA/DMA, eventuali digital taxes nazionali) non rientra nell’intesa: Bruxelles rivendica autonomia regolatoria e, complice il clima politico USA, il tema resta separato e potenzialmente conflittuale. Sul piano multilaterale, vari esperti notano che il framework non liberalizza “sostanzialmente tutti gli scambi”, criterio-WTO per gli FTA: un precedente che alimenta la “patchwork economy” dei dazi reciproci e delle esenzioni settoriali.

Joint Statement. Accordo USA-UE: cosa è cambiato ad agosto

Dal “tetto” del 15% messo nero su bianco alle esenzioni settoriali, fino al dossier auto e ai metalli: le ultime novità e ciò che resta in sospeso.

Ad agosto Washington e Bruxelles hanno pubblicato il Joint Statement che traduce in dettagli operativi il quadro tariffario annunciato a fine luglio. Il testo chiarisce che, per la maggior parte dei beni europei in ingresso negli Stati Uniti, si applica un’aliquota massima del 15%: è un tetto “all-inclusive”, composto dal dazio MFN “di base” più un’eventuale quota “reciproca”, senza cumulo oltre il 15%. Contestualmente, l’UE s’impegna a eliminare i dazi su tutti i beni industriali USA e a concedere accessi preferenziali per un’ampia gamma di prodotti ittici e agricoli statunitensi.

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A partire dal 1° settembre 2025

Il Joint Statement elenca anche settori con MFN “puro” (niente sovrattassa) a partire dal 1° settembre 2025: aeromobili e parti, risorse naturali non disponibili nell’UE (ad es. sughero), farmaci generici, relativi ingredienti e alcuni precursori chimici. Per il resto dell’export europeo, il 15% resta la soglia di riferimento.

Sul capitolo auto, la riduzione dai 27,5% (Section 232) al 15% scatterà quando l’UE presenterà la proposta legislativa per azzerare i dazi sui beni industriali USA; Bruxelles punta a renderla retroattiva al 1° agosto, ma il passaggio formale è ancora atteso.

Restano invece fuori dal perimetro del 15% acciaio e alluminio, che continuano a scontare il 50% in attesa di un accordo su TRQ (tariffe-quota); a metà agosto gli Stati Uniti hanno ampliato la lista dei prodotti “derivati” colpiti da questi dazi.

Nel complesso, agosto ha portato più chiarezza su: struttura del 15%, prima lista di esenzioni settoriali, sequenza per la riduzione dei dazi auto e impegni UE sul lato industriale e agro-ittico. Ma permangono incognite operative (codici HS puntuali, tempistiche attuative, gestione dei metalli): lo segnalano anche le associazioni imprenditoriali, che chiedono all’UE una linea più netta nei dossier ancora aperti.

Come comportarsi

Le aziende esposte al mercato USA dovrebbero verificare codice per codice se rientrano nel MFN-puro o nel tetto 15%; aggiornare listini e contratti in attesa dello “switch” auto; monitorare gli sviluppi su TRQ metalli e i futuri ampliamenti delle esenzioni.

Per ora, il rischio di guerra commerciale è rientrato e la soglia del 15% costituisce un punto fermo. La partita, però, è ancora in corso sui dettagli che faranno la differenza settore per settore.
Fonti principali: Joint Statement (Casa Bianca e Commissione europea, 21 agosto 2025); sintesi e spiegazioni ufficiali UE; Reuters/Euronews su automotive e metalli; ampliamento US dei dazi su acciaio/alluminio il 15 agosto.

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