28 Agosto 2025
Politica di coesione, la rivoluzione controversa del futuro bilancio dell’UE / Europa / aree / Home


Bruxelles, Belgio – © Respiro/Shutterstock

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Nei nuovi Piani di partenariato nazionali e regionali previsti dalla proposta per il Quadro finanziario pluriennale 2028-2034, con finanziamenti vincolati alla realizzazione di riforme, sono confluiti anche i fondi di coesione. Ma arrivano già accuse alla Commissione di centralizzazione ed emarginazione delle regioni

Dopo mesi di attesa, anticipazioni e allarmi per il nuovo corso della politica di coesione, la Commissione europea ha presentato la proposta per il futuro Quadro finanziario pluriennale post-2027 da quasi duemila miliardi di euro, confermando i timori di un possibile accentramento a Bruxelles e nelle 27 capitali di uno dei pilastri fondamentali del budget dell’UE.

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La rivoluzione del Quadro finanziario pluriennale 2028-2034 attuata dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si fonda su una novità sostanziale per i fondi della politica di coesione (e non solo): l’istituzione dei Piani di partenariato nazionali e regionali – che coprono quasi la metà dell’intero bilancio settennale – e il collegamento dei finanziamenti alla realizzazione di precise riforme, sulla base dello schema ispirato al Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery e Resilience Facility) che governa i PNRR per la ripresa economica post-COVID.

La maggiore centralizzazione dell’intera struttura finanziaria nelle mani degli Stati membri e della Commissione ha però già scatenato – sin dal momento della presentazione della proposta – l’indignazione non solo dei rappresentanti della società civile e delle regioni europee, ma anche di tutti i gruppi politici che al Parlamento europeo compongono la maggioranza centrista, compreso il Partito popolare europeo (PPE) di cui la stessa presidente von der Leyen è esponente.

Come si compone il nuovo bilancio dell’UE

La proposta del Quadro finanziario pluriennale 2028-2034 – che dovrà essere negoziato e approvato dai co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Unione europea – vale 1,9 mila miliardi di euro ed è costituito da quattro pilastri: mille miliardi di euro per la coesione economica, sociale e territoriale (che comprende i Piani di partenariato nazionali e regionali), 590 miliardi per competitività e sicurezza, 215 miliardi per “Global Europe” (il pilastro per l’azione esterna dell’UE nel mondo), mentre per le spese amministrative sono previsti 117 miliardi.

Secondo quanto riferito dalla Commissione , l’obiettivo è quello di dare “maggiore flessibilità” al bilancio pluriennale attraverso la semplificazione dei programmi finanziari, fornire un impatto “mirato dove è più necessario”, dare impulso alla competitività per “guidare la corsa globale” verso tecnologie pulite e intelligenti e costruire un’Unione europea della difesa “in grado di proteggersi e agire rapidamente in caso di necessità”.

Il Regolamento sulla condizionalità  continuerà a proteggere l’intero bilancio dell’UE dalle violazioni dello stato di diritto e i Piani di partenariato nazionali e regionali prevederanno ulteriori prerequisiti. Per esempio, per l’approvazione dei piani le 27 capitali dovranno dimostrare di disporre di meccanismi adeguati per garantire il rispetto sia dei principi dello stato di diritto sia della Carta dell’UE. In caso di violazione accertata dovranno porre rimedio “in modo tempestivo”, pena la riduzione del sostegno da Bruxelles. Inoltre, la Commissione potrà bloccare in tutto o in parte i pagamenti in qualsiasi momento durante l’attuazione “in linea con il principio di proporzionalità”, tenendo conto della natura, durata, gravità e portata della violazione.

“Il prossimo bilancio sarà il più ambizioso mai proposto. È più strategico, più flessibile, più trasparente. Stiamo investendo di più nella nostra capacità di risposta e nella nostra indipendenza”, ha promesso  la presidente von der Leyen in conferenza stampa il 16 luglio. “È fondamentale che i contributi degli Stati membri al bilancio dell’UE rimangano costanti, poiché proponiamo un cambiamento radicale delle risorse proprie”, ovvero le principali fonti di entrate per un bilancio in cui le spese annue non possono superare le entrate.

A questo proposito, per finanziare le priorità del prossimo settennato e per iniziare a rimborsare i prestiti contratti nell’ambito di Next Generation EU, la Commissione ha previsto cinque nuove risorse proprie: il Sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS), il Meccanismo di adeguamento delle emissioni di carbonio alle frontiere (CBAM), un’aliquota uniforme al peso dei rifiuti elettronici non raccolti, un’aliquota europea ulteriore a quella minima nazionale applicata da ciascuno Stato membro ai prodotti del tabacco, e un contributo forfettario annuale versato dalle imprese (che operano e vendono nell’UE) con un fatturato annuo netto di almeno 100 milioni di euro.

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La Coesione nei nuovi Piani nazionali e regionali

Uno dei nodi fondamentali della proposta del nuovo bilancio pluriennale riguarda il futuro della coesione. I fondi della politica di coesione saranno accorpati nello stesso paniere di quelli della politica agricola comune (PAC), della politica sociale, della politica per la pesca, e della migrazione, gestione delle frontiere e sicurezza interna all’interno dei Piani di partenariato nazionali e regionali , in cui l’erogazione dei finanziamenti è vincolata al raggiungimento degli obiettivi concordati sulle riforme.

La revisione radicale si evince da due novità. La prima riguarda il fatto che gli attuali circa 540 programmi saranno sostituiti da 27 piani di partenariato nazionali e regionali, uno per ciascuno Stato membro. La seconda invece è legata alla suddivisione dei fondi: se la politica di coesione e la politica agricola comune hanno storicamente assorbito ciascuna un terzo del bilancio dell’UE, nel periodo 2028-2034 rappresenteranno insieme meno del 40% delle risorse complessive.

Per la coesione sono previsti 453 miliardi di euro, “solo” il 23%, anche se si tratta di un aumento di 60 miliardi rispetto al settennio attuale di bilancio. Nella pratica però potrebbe tradursi in un taglio consistente, dal momento che i fondi futuri potrebbero essere utilizzati anche per sostituire la parte regionale della politica agricola comune e per sostenere pescatori e turismo. L’importo minimo obbligatorio per le regioni meno sviluppate – con la salvaguardia per garantire almeno lo stesso livello di finanziamenti previsto dall’attuale dotazione – si ferma a 218 miliardi di euro, in controtendenza rispetto a quanto richiesto dai rappresentanti regionali a Bruxelles.

Con la promessa che coesione e politica agricola comune rimarranno al centro del nuovo budget pluriennale, la Commissione assicura che i Piani di partenariato nazionali e regionali “favoriranno la convergenza e ridurranno le disparità regionali”, individuando investimenti e riforme necessari “per affrontare meglio le sfide future” degli Stati membri e delle regioni. I 27 piani saranno elaborati e attuati in collaborazione tra la Commissione, le autorità nazionali e regionali, le comunità locali e le parti interessate. “Questo processo di programmazione integrata consentirà un migliore coordinamento tra i vari settori politici e un approccio più mirato”.

Una proposta contestata

“Dopo mesi di segretezza ingiustificata, la Commissione europea ha presentato una proposta complessa e controversa che mette a rischio il ruolo delle regioni e delle città nel progetto europeo”, è il duro attacco  della presidente del Comitato europeo delle regioni, Kata Tüttő, che ha definito “mostruoso” il piano del gabinetto von der Leyen, in quanto “mira a fagocitare la politica di coesione e a spezzarne la spina dorsale attraverso la nazionalizzazione e la centralizzazione”.

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La numero uno dell’assemblea dei rappresentanti locali e regionali dell’UE ha rilevato che mancano garanzie sul fatto che tutte le regioni beneficeranno degli investimenti per la coesione, ma anche disposizioni giuridiche che definiscano il coinvolgimento regionale nella gestione dei fondi e la volontà di valutare e monitorare l’impatto degli investimenti. “La priorità della Commissione sembra essere quella di aumentare la quota del bilancio dell’UE sotto il suo controllo diretto, lasciando agli Stati membri totale flessibilità sugli altri fondi”, sottolinea la presidente Tüttő, che chiede l’intervento dei co-legislatori per modificare “in profondità” la proposta in modo da “non emarginare” regioni e città.

È proprio dal Parlamento europeo che arriva la sponda più importante alle regioni, attraverso una reazione estremamente negativa alla presentazione della proposta  da parte del commissario per il bilancio, la lotta antifrode e la pubblica amministrazione, Piotr Serafin, alla commissione per i bilanci (BUDG). L’accusa  dei relatori Siegfried Mureșan (PPE) e Carla Tavares (S&D) è di una proposta “semplicemente insufficiente”, che riduce il bilancio dell’UE a un “minimo comune denominatore delle preferenze nazionali” e che mina le basi della convergenza verso l’alto, “l’elemento costitutivo del progetto europeo”, marginalizzando il ruolo dell’Eurocamera sul controllo di bilancio.

Ma il colpo maggiore alle speranze della Commissione di un via libera senza grossi ostacoli al bilancio 2028-2034 è arrivato dai leader dei gruppi di maggioranza al Parlamento europeo (popolari, socialdemocratici, Verdi e liberali). “Occorre trarre insegnamento dalle esperienze passate, perciò siamo critici nei confronti della creazione dei cosiddetti Piani di partenariato nazionali e regionali nella forma in cui sono stati concepiti e presentati, che nella loro configurazione attuale potrebbero ostacolare la dimensione europea”, si legge nella dichiarazione congiunta . “Intendiamo avvalerci di tutti i poteri a nostra disposizione per garantire che le nostre posizioni siano ascoltate e rispettate”, con l’obiettivo di sostenere “il progetto europeo, i nostri valori e le nostre priorità concordate con risorse finanziarie adeguate e coraggio politico”.

 

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto Cohesion4Climate, cofinanziato dall’Unione Europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.

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