28 Agosto 2025
Terre d’Oltrepò da salvare: “Numeri e forze ci sono, va aumentata la produzione”


Broni (Pavia) – È arrivato in tutta fretta e ha trovato ad attenderlo un manipolo di soci. Luigi Zingone, il commissario nominato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, ieri ha incontrato le “braccia” della cantina Terra d’Oltrepò. L’appuntamento previsto per le 18, era stato deciso per informare i soci sullo stato della cooperativa e sulle prospettive della vendemmia. E, per farlo, l’esperto ha stabilito una serie di incontri con le organizzazioni di categoria, con i soci e oggi con i rappresentanti sindacali. Diverse riunioni per mettere finalmente sul tavolo le difficoltà economiche della cooperativa e le prospettive per il futuro.

Come accaduto già lunedì, rigorosamente cucite le bocche delle persone che hanno partecipato. Da quanto è trapelato ammontano a 34 milioni i debiti di Terre d’Oltrepò che, stando ai documenti, può contare sul sito produttivo di Santa Maria della Versa è in piena operatività. “Oltre alla produzione già effettuata nel corso del 2024 di 600mila bottiglie di Metodo Classico – si legge nella nota riepilogativa sulle prospettive aziendali –, è previsto nei prossimi mesi il tiraggio di ulteriori 800mila bottiglie. Si tratta di dati che non solo confermano la continuità aziendale, ma evidenziano un’espansione significativa della produzione”.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Inoltre il 2025 secondo il piano aziendale doveva essere quello della fase di rilancio e sviluppo. “Negli ultimi anni – si legge nel ricorso a misure protettive – si è passati da una media storica compresa tra i 380.000 e i 400.000 quintali di uva, ad un valore di 160.000 quintali durante l’ultima vendemmia del 2024. Tali circostanze hanno, dunque, innescato l’attuale situazione di tensione economica-finanziaria del gruppo, poiché la natura a costi prevalentemente fissi della struttura d’impresa ha impedito un adeguato assorbimento dei costi operativi. Nonostante le misure adottate dal management, a partire dalla vendita accelerata di vino sfuso a prezzi contenuti e dalla valorizzazione del magazzino, la riduzione del volume di uve conferito ha impedito il raggiungimento del break-even finanziario”.

Per riprendersi quindi la cantina dovrebbe incrementare la produzione del metodo classico, aumentare lo stoccaggio di rimanenze slow moving a più alto valore aggiunto, funzionale a garantire la base delle vendite prospettiche e ricercare un partner finanziario in grado di supportarne lo sviluppo futuro.



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