
A pochi giorni dal voto di fiducia dell’8 settembre che deciderà le sorti del suo governo, il premier francese François Bayrou ha scelto le telecamere per lanciare un attacco a Roma.
Intervistato da diverse emittenti televisive, Bayrou ha accusato l’Italia di portare avanti una “politica di dumping fiscale” e ha ammonito che i provvedimenti destinati ai contribuenti più ricchi potrebbero spingere alcuni francesi a cambiare residenza fiscale.
Secondo Bayrou, ormai c’è “una specie di nomadismo fiscale”: le persone scelgono di vivere dove le tasse sono più leggere. Un commento che ha riacceso subito le scintille tra Parigi e Roma, già ai ferri corti negli ultimi mesi per la guerra in Ucraina e per le uscite polemiche di Matteo Salvini contro Emmanuel Macron.
Quai sono le accuse di Bayrou contro l’Italia
Bayrou, alla guida di un governo in difficoltà, ha spiegato che alcune misure fiscali italiane finiscono per premiare soprattutto i più ricchi, spingendo così molti contribuenti facoltosi francesi a prendere in considerazione il trasferimento oltre confine.
Ha parlato apertamente di “provvedimenti per i più abbienti” e ha indicato l’Italia come uno dei Paesi che sfruttano agevolazioni fiscali per attirare capitali e nuove residenze fiscali.
Ha accusato Roma di fare dumping fiscale, cioè di competere con altri Stati a colpi di sconti e vantaggi tributari pur di conquistare investimenti e contribuenti facoltosi.
Che cos’è il dumping fiscale
Ma spieghiamo bene cosa vogliono dire le parole di Bayrou. Quando si parla di dumping fiscale ci si riferisce a una sorta di concorrenza sleale tra Paesi. Alcuni Stati scelgono di applicare tasse molto basse, o addirittura nulle, per attirare imprese, capitali e nuovi residenti.
In questo modo offrono ai contribuenti la possibilità di ridurre drasticamente le imposte, ma creano anche squilibri: i profitti si spostano verso i paradisi fiscali e chi ha sistemi più equi finisce penalizzato.
Il dumping fiscale significa proprio garantire condizioni più vantaggiose rispetto ad altri, alterando la competizione internazionale. Per arginarlo, nel 2021 il G20 ha introdotto la tassa minima globale del 15% sulle multinazionali, pensata per frenare la corsa al ribasso e recuperare gettito.
La replica di Palazzo Chigi
La risposta di Roma è arrivata quasi subito. In una nota Palazzo Chigi si è detto “stupito” dalle affermazioni del primo ministro francese, definendole totalmente infondate. Il governo italiano ha detto che l’economia nazionale è attrattiva grazie a stabilità e credibilità, e ha sottolineato di non applicare politiche di favore ingiustificato.
Anzi, ha ricordato che l’onere fiscale forfettario per chi trasferisce la residenza in Italia è stato raddoppiato rispetto alle misure introdotte nel 2016. La stessa nota ha rovesciato l’accusa, spiegando che l’Italia da anni è penalizzata dai “paradisi fiscali europei” e auspicando che la Francia si unisca a Roma in sede Ue per combattere quei Paesi che praticano sistematicamente dumping fiscale.
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha rincarato la dose, dichiarando di essere “sbalordito” perché “non è grazie al dumping fiscale se l’Italia va meglio di altri”, e ha ricordato che i veri paradisi fiscali si trovano altrove in Europa.
Anche la Lega ha reagito duramente, bollando l’accusa come un attacco “grave e inaccettabile” da parte di un governo francese in crisi.
I contrasti con Salvini e il richiamo dell’ambasciatrice
Il nuovo fronte aperto da Bayrou si inserisce in un clima già teso. Il 24 agosto scorso Parigi aveva convocato l’ambasciatrice italiana Emanuela D’Alessandro a seguito di commenti giudicati “inaccettabili” del vicepremier Matteo Salvini su Macron e sulla guerra in Ucraina.
Durante un sopralluogo a Milano, il leader leghista aveva invitato Macron, in dialetto milanese, ad “attaccarsi al tram” e ad andare personalmente in Ucraina con casco e giubbotto, criticando le ipotesi di invio di truppe sul terreno. Questo ha scatenato subito un affaire diplomatico.
Non è la prima volta che Salvini scatena polemiche con i suoi attacchi verbali contro Macron: la France Press ricorda che episodi analoghi si erano già verificati in marzo, quando il ministro leghista definì “matto” il presidente francese.
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