1 Settembre 2025
migliorano le previsioni di crescita, Bce verso la fine del ciclo di tagli « LMF Lamiafinanza


La nostra visione di un’economia resiliente dell’area euro si sta concretizzando. Le condizioni finanziarie più favorevoli continuano a farsi sentire, sostenendo i consumi e gli investimenti. L’accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti dissipa l’incertezza che gravava sulle decisioni delle imprese in materia di prestiti e investimenti. Riteniamo che l’allentamento delle tensioni commerciali, insieme ai segnali di ripresa ciclica, segnerà la fine del ciclo di tagli dei tassi da parte della Bce.

Abbiamo rivisto al rialzo le nostre previsioni di crescita per il 2025 dall’1% all’1,3%, sulla scia di una performance superiore alle attese nella prima metà dell’anno. Sebbene gran parte della sorpresa positiva sia stata determinata da un notevole aumento delle esportazioni dovuto all’anticipo dei dazi, anche la domanda interna ha contribuito positivamente alla crescita dell’Eurozona.

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L’accordo commerciale tra UE e Stati Uniti porta sollievo: i dazi sembrano destinati a stabilizzarsi al 15%. Si tratterebbe di un aumento rispetto al 10%, ma ben al di sotto del 30% che era stato minacciato. Con il Giappone e la Corea del Sud che accettano lo stesso tasso, gli esportatori europei mantengono la parità competitiva nel mercato statunitense. Potrebbero persino guadagnare terreno se la Cina dovesse affrontare dazi molto più elevati.

In cambio, l’UE si è impegnata ad acquistare più attrezzature militari statunitensi, a investire 600 miliardi di dollari nell’economia americana e ad aumentare le importazioni di GNL dagli Stati Uniti. Trump rivendica un aumento di 250 miliardi di dollari all’anno nelle importazioni di energia, un balzo notevole rispetto agli attuali 65 miliardi. Tuttavia, con i contratti energetici a lungo termine in vigore e le aziende private che guidano le importazioni di energia, questa promessa potrebbe essere più una mossa politica che una realtà economica. Gli impegni riprendono accordi passati: durante il primo mandato di Trump, la Cina si era impegnata a spendere altri 200 miliardi di dollari in prodotti agricoli statunitensi, una promessa che non si è mai concretizzata. Tuttavia, l’accordo commerciale contribuisce a ridurre l’incertezza politica senza provocare gravi perturbazioni all’economia dell’eurozona. E mentre il commercio con gli Stati Uniti si è ora normalizzato dopo un’accelerazione iniziale, gli indicatori anticipatori continuano a segnalare un ulteriore miglioramento.

Nel frattempo, le condizioni finanziarie più favorevoli stanno stimolando la domanda di mutui ipotecari e anche la domanda di credito da parte delle imprese è migliorata, sebbene con cautela. Con l’attenuarsi delle tensioni commerciali, è probabile un ulteriore aumento dei prestiti e rimaniamo ottimisti sulle prospettive di crescita per il prossimo anno. Prevediamo infatti che i più forti stimoli fiscali e monetari porteranno a una crescita del PIL del 2,0% su base annua per l’Eurozona e del 2,2% per la Germania. Il governo tedesco sta portando avanti il suo impegno a incrementare la spesa per le infrastrutture e la difesa, con la legge di bilancio che dovrebbe essere approvata da entrambe le camere del parlamento a settembre. Riteniamo che i mercati non abbiano ancora scontato appieno l’impatto di questo significativo cambiamento nella politica fiscale tedesca e le nostre previsioni di crescita per il 2026 sono superiori alle stime di consenso. Con l’incertezza sui dazi ormai superata, il prossimo punto focale per i mercati sarà probabilmente l’evoluzione del panorama fiscale.

Le nostre previsioni sull’inflazione rimangono invariate. Prevediamo che il calo dei prezzi del petrolio e il rafforzamento dell’euro porteranno l’inflazione complessiva dal 2,1% su base annua nel 2025 all’1,7% nel 2026. L’accordo commerciale elimina parte dell’incertezza sulle prospettive di inflazione, rendendo improbabile una ritorsione da parte dell’UE e rendendo l’accordo disinflazionistico per l’Eurozona. Sebbene l’inflazione sia destinata a scendere al di sotto dell’obiettivo del 2% fissato dalla Bce, non prevediamo ulteriori tagli dei tassi da parte della Bce nell’orizzonte di previsione. I mercati del lavoro hanno subito un rallentamento, ma rimangono rigidi, sostenendo le pressioni sui prezzi interni. Con il rafforzarsi dei venti favorevoli sul fronte fiscale, la Bce può passare dall’urgenza alla pazienza.

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Tuttavia, i rischi politici in Francia rimarranno elevati in vista del voto di fiducia di settembre. Se il governo cadrà, il presidente Macron probabilmente indirà elezioni anticipate, aggiungendo incertezza e pressione sugli asset francesi, in particolare sulle obbligazioni.



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