1 Settembre 2025
SCENARIO ITALIA/ L’autunno difficile in vista per le nostre imprese


Non si prospetta una ripresa post-vacanze facile per l’economia italiana, vista la situazione che devono affrontare le imprese

Il mese di agosto è stato dominato dagli incontri in Alaska e a Washington sulla guerra in Ucraina. Dopo oltre tre anni si registra l’onda lunga degli impatti negativi del conflitto sull’economia italiana. Oltre alle minori esportazioni nei Paesi in guerra, si registra un più elevato costo del credito per le imprese italiane che a giugno 2025 è del 3,71%, in discesa dal 3,77% di maggio ma ancora superiore di oltre duecento punti base all’1,63% di giugno 2022, prima dell’avvio della stretta monetaria più intensa della storia dell’euro.

Conto e carta

difficile da pignorare

 



Con la discesa dei tassi, a giugno i prestiti alle imprese tornano a crescere dello 0,3% (-1,4% nel mese precedente) e, come confermato dai dati pubblicati venerdì scorso dall’Istat, nel secondo semestre del 2025 anche gli investimenti in macchinari e impianti tornano in positivo e salgono dell’1,8% su base annua (era -0,8% nel primo trimestre).



Anche il rientro dei prezzi energetici dallo shock del 2022 non è completato. A luglio 2025 persistono prezzi al consumo di energia elettrica e gas che in Italia sono del 44,0% superiori alla media del 2021.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

La vischiosità dei prezzi retail evidenzia la presenza di criticità di mercato lungo la filiera energetica, dato che a luglio 2025 i prezzi all’ingrosso dell’elettricità risultano del 9,8% inferiori alla media del 2021. L’acquisto di 750 miliardi di dollari di prodotti energetici dagli Stati Uniti entro il 2028 previsto dagli accordi commerciali tra Ue e Usa pubblicati lo scorso 21 agosto potrebbe rialzare il prezzo medio del gas importato, appesantendo ulteriormente i costi energetici delle imprese europee.



Si tratta di un impegno rilevante: un flusso di acquisti di energia dagli Stati Uniti per circa 250 milioni di dollari all’anno più che raddoppia gli attuali volumi delle importazioni dell’Ue di energia dagli Stati Uniti che, secondo la Commissione europea, ammontano a circa 90-100 miliardi di dollari all’anno, mentre gli spazi per la sostituzione dell’energia proveniente dalla Russia sono di circa 23 miliardi di euro.

Le incertezze del quadro internazionale pesano sulle due maggiori economie europee manifatturiere. Nel secondo trimestre del 2025 il Pil dell’Italia scende dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre in Germania diminuisce dello 0,3%.

Ad agosto 2025, l’indice di fiducia delle imprese rimane stabile riflettendo una dinamica eterogenea tra i settori: l’andamento negativo nella manifattura, nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio è compensato da un deciso recupero della fiducia nel comparto dei servizi di mercato.

A giugno la produzione manifatturiera ristagna (crescita zero rispetto a maggio) mentre nel primo semestre 2025 scende del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte dell’aumento dell’1,1% della media Ue. I cali più intensi sono registrati per la moda (-8,1%) e la meccanica (-3,4%).

Su quest’ultimo settore pesa la crisi europea dell’auto che ha il suo epicentro in Italia. Nei primi sei mesi del 2025 la produzione di autoveicoli in Ue scende del 4,4% e, tra i maggiori Paesi produttori, il calo è più intenso per l’Italia che segna un -17,3% e per la Svezia con -12,6%. Seguono Spagna con -7,2%, Ungheria con -4,9%, Romania con -4,0% e Germania con -3,2%. I toni della crisi dell’auto sono meno foschi per Repubblica Ceca con -0,6% e Francia con -0,2%, mentre è in controtendenza la Polonia, che segna un aumento dell’1,9%.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

La dinamica dell’export è positiva, ma sotto “effetto farmacologico”. Nel primo semestre 2025, l’export registra una crescita tendenziale del 2,1%, su cui influiscono le maggiori vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+38,8%), più accentuate negli Stati Uniti a seguito dell’anticipazione degli acquisti da parte degli importatori statunitensi per evitare l’applicazione di maggiori dazi. Al netto del farmaceutico l’export scende dell’1,2%.

I dazi allontanano la ripresa della manifattura. Gli Stati Uniti sono il primo mercato per 54 prodotti del made in Italy, le cui vendite nel 2024 ammontano nel complesso a 36,3 miliardi di euro, pari al 56,1% del made in Italy negli Stati Uniti e al 17,8% dell’export dei 54 prodotti nel mondo.

Per l’edilizia si consolida la crescita della produzione nelle costruzioni che nei primi cinque mesi del 2025 sale del 4,0% su base annua, in linea con il +3,9% registrato nel 2024, mentre nei primi sei mesi del 2025 gli investimenti in costruzioni salgono del 2,3%.

Persiste la debolezza delle vendite al dettaglio – che nei primi sei mesi del 2025 segnano un +0,5% in valore ma un -1,0% in volume -, mentre nel secondo trimestre del 2025 i consumi delle famiglie salgono dello 0,6% su base annua (era +0,5% nel primo trimestre 2025). Nei primi sei mesi del 2025 il fatturato nei servizi cresce sia in valore (+1,9%) che in volume (+0,6%). Si registrano segnali di tenuta della competitività dell’offerta turistica, migliore di quella di Francia, Grecia e Spagna. Nei primi cinque mesi del 2025 la spesa dei turisti stranieri in Italia sale del 5,7% su base annua (era +4,9% per tutto il 2024).

Sul fronte della finanza pubblica salgono le entrate, mentre prosegue la discesa dello spread. Nei primi cinque mesi del 2025 le entrate tributarie erariali aumentano del 3,0%, un trend che migliora il +0,8% previsto per l’intero 2025 nel Dfp 2025 presentato ad aprile. In Italia il carico fiscale, calcolato in rapporto al Pil nelle previsioni di maggio dalla Commissione europea per il 2025, rimane di 2,2 punti percentuali più elevato della media europea. A luglio 2025 lo spread tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quello del Bund tedesco scende a 91 punti base: un livello così basso non si toccava dal marzo del 2010, precedente alla crisi del debito sovrano del 2011.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

La procedura di infrazione per eccesso di deficit ancora attiva e il sentiero di finanza pubblica tracciato fino al 2029 nel Piano strutturale di bilancio presentato undici mesi fa, richiede anche per il 2026 la prosecuzione della riduzione del disavanzo di bilancio e il rispetto del tetto alla crescita della spesa pubblica primaria che dovrebbero portare dal 2027 a una riduzione del rapporto debito/Pil. Tali vincoli rendono più complessa la prossima manovra di bilancio.

La domanda aggregata dovrebbe essere sostenuta dall’attuazione del Pnrr: la Commissione europea nelle raccomandazioni dello scorso giugno ha indicato la necessità per l’Italia di “accelerare l’attuazione del piano per la ripresa e la resilienza“.

Nostre elaborazioni su dati Banca d’Italia, Bce, Commissione europea, Eurostat, Gme,, Istat, Mef e Mitur.

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