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Lunedì 01 Settembre 2025
L’analisi della Cgia di Mestre evidenzia che nel prossimo quinquennio usciranno dal mercato 1,6 milioni di dipendenti privati, 768mila pubblici e 665mila autonomi. Un tema che riguarda da vicino anche la Valtellina.
Secondo l’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, elaborata sui dati Unioncamere e ministero del Lavoro, nel prossimo quinquennio usciranno dal mercato 1,6 milioni di dipendenti privati, pari al 52,8% del totale, a cui si aggiungeranno 768mila lavoratori pubblici e 665mila autonomi. Significa cioè che le sostituzioni più numerose riguarderanno le aziende manifatturiere e i servizi, comparti che già oggi denunciano gravi carenze di manodopera qualificata e che dunque vedranno aggravarsi il proprio fabbisogno.
La regione più esposta è proprio la Lombardia, dove entro il 2029 andranno rimpiazzati 567.700 lavoratori. Seguono il Lazio, con 305mila uscite, e il Veneto, con 291.200. Nel caso lombardo il dato è ancor più preoccupante perché quasi due terzi dei rimpiazzi riguarda dipendenti privati, a conferma della forte esposizione del tessuto produttivo locale.
Il settore più colpito sarà quello dei servizi, che da solo concentra oltre i due terzi dei rimpiazzi. Il commercio, la sanità pubblica e privata e la pubblica amministrazione vedranno ondate di uscite che difficilmente potranno essere assorbite con la stessa rapidità. Anche l’industria dovrà fare i conti con un esodo rilevante: quasi 726mila addetti in uscita, con l’edilizia e la metalmeccanica tra i comparti più esposti. Non va dimenticata l’agricoltura, che pur con numeri inferiori, oltre 111mila unità, soffrirà particolarmente la perdita di esperienza e competenze tecniche maturate negli anni.
Alla base di questo scenario c’è l’invecchiamento progressivo della forza lavoro. L’indice di anzianità dei dipendenti privati, che misura il rapporto tra over 55 e under 35, è salito dal 61,2% del 2021 al 65,2% del 2023. In altre parole, per ogni cento giovani sotto i 35 anni ci sono 65 lavoratori che hanno superato i 55, segno di un ricambio generazionale sempre più difficoltoso.
Un tema che riguarda da vicino anche la Valtellina. Da tempo il presidente dell’Unione artigiani di Sondrio, Gionni Gritti, sottolinea come proprio la mancanza di giovani disposti a raccogliere il testimone costituisca una delle criticità più serie per il futuro delle piccole imprese locali. «Senza passaggio di consegne tra generazioni – avverte – molte realtà rischiano di chiudere e non per mancanza di lavoro».
Il rischio concreto è che, quando milioni di lavoratori esperti e qualificati andranno in pensione, le imprese non riescano a trovare sostituti adeguati. E dunque una doppia emergenza occupazionale. Da un lato la cronica difficoltà nel reperire figure tecniche e manodopera specializzata, che colpisce in particolare l’industria e l’edilizia. Dall’altro l’ondata di pensionamenti che nei prossimi cinque anni svuoterà uffici e reparti produttivi. Senza un massiccio investimento sulla formazione e sull’orientamento dei giovani – avverte la Cgia -, il rischio è di trovarsi con una forza lavoro più esigua, più anziana e meno allineata alle esigenze del mondo economico, con pesanti conseguenze soprattutto nei territori più marginali come quello valtellinese.
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