1 Maggio 2025
Lega contro Lega. I veneti si ribellano ai diktat di Salvini sulla cannabis legale


La Lega contro la Lega, nel nome della cannabis light. Matteo Salvini contro, Luca Zaia a favore. Le aziende della filiera della canapa chiudono a causa del decreto sicurezza. L’assessore veneto all’agricoltura Federico Caner guida la rivolta delle regioni contro la norma.

Federico Caner è un fedelissimo di Luca Zaia, iscritto da 32 anni alla Liga veneta. Da assessore all’agricoltura della giunta regionale ha curato la legge che tutela le aziende della filiera della canapa. Ma il suo partito a Roma è il principale sostenitore della norma che sta decretando la chiusura di quelle imprese. Incluse quelle venete, che sono tra le più grandi del comparto. Nella regione di Zaia molti hanno convertito le coltivazioni di tabacco e mais nella canapa. Ma non hanno calcolato il fattore Salvini.

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Ecco la norma contestata. L’articolo 18 del decreto sicurezza prevede che la legge che autorizza la coltivazione di canapa non si applichi “all’importazione, alla lavorazione, alla detenzione, alla cessione, alla distribuzione, al commercio, al trasporto, all’invio, alla spedizione, alla consegna, alla vendita al pubblico e al consumo di prodotti costituiti da infiorescenze di canapa, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, o contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati”. Sostanzialmente la norma mette fuori legge le infiorescenze della canapa, la parte pregiata, che serve a produrre oli essenziali a basso contenuto di tetraidrocannabinolo, ma anche altri prodotti.

È un duro colpo per la filiera, che conta 30mila addetti, 3mila aziende, un fatturato diretto di 500 milioni di euro, al quale si aggiunge l’indotto. Sandra D’Angelo, la presidente dell’associazione che le riunisce, ha scritto a Meloni: “Se non possiamo coltivare infiorescenze, viene meno l’elemento di valore della pianta, che è alla base anche della produzione di semi. Dopo il decreto la gran parte di noi – spiega all’Huffpost la presidente – sta chiudendo, molti trasferiscono tutto all’estero, in particolare in Slovacchia. Dispiace per le persone che lavorano, e per quanti avevano investito. Ma questa norma non dà alternative”.

Chi ancora crede che si possa fare qualcosa sono gli assessori regionali all’agricoltura. Dopo una riunione tra i rappresentanti di tutte le regioni chiedono al governo di rivedere la norma – entrata in vigore il 12 aprile – in sede di conversione parlamentare.

In prima fila c’è, come detto, il veneto Federico Caner, leghista. L’assessore respinge la criminalizzazione delle imprese che coltivano e lavorano canapa. “Sono aziende certificate e destinatarie di finanziamenti regionali, statali ed europei. In Veneto la filiera è sostenuta da una legge regionale che ne tutela la produzione attraverso specifici progetti, bandi e contributi”, spiega.  La situazione è paradossale: mentre le aziende italiane non possono più produrre canapa, ai sensi del decreto sicurezza possono comunque importarla. “Il decreto non vieta l’importazione del prodotto – dice Caner – visto che è consentita dalla norma europea. Ma solo la coltivazione nazionale”. L’assessore leghista scriverà una lettera al ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida, chiedendogli di valutare la revisione dell’articolo 18. “Vogliamo trovare una soluzione assieme al governo, vogliamo bilanciare la giusta preoccupazione per la sicurezza con gli investimenti fatti e i finanziamenti pubblici concessi”.

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Mentre la Lega Salvini Premier a Roma metteva al bando la coltivazione di canapa a basso contenuto di thc, la Lega sul territorio la incentivava in molti settori, dalla cosmesi alla farmaceutica, alla bioedilizia e al tessile. Ancora nell’estate del 2024, il partito di Salvini tuonava contro la foglia verde, ma la giunta di Zaia affidava bandi di gara per incentivare la coltivazione e l’utilizzo in tutti i settori, ivi incluso quello alimentare. Si legge: “Nel settore alimentare da diverse parti della pianta di canapa si possono ottenere prodotti altamente salutari in termini nutrizionali”, recita uno dei bandi più recenti della regione Veneto. “I semi ottenuti dalla coltivazione delle varietà di cannabis sativa elencate nel catalogo dell’Ue e i loro derivati (semi decorticati, olio, farine) possono essere utilizzati per uso alimentare, se rispettano i limiti di thc stabiliti dal Ministero della Salute”. Di più: se per Salvini la cannabis fa male, per i leghisti veneti fa bene. La Regione di Zaia ne raccomanda l’utilizzo anche nel settore degli integratori alimentari: ne derivano “omega 3, omega 6 e vitamine”.

Dal quartier generale della Lega nessuno commenta. Si affidano, invece, alla risposta del Dipartimento antidroga di palazzo Chigi che in sostanza è una chiusura netta. La norma nel decreto non cambierà- dice Palazzo Chigi – perché non vieta la coltivazione di canapa in quanto tale, ma solo delle infiorescenze, che restano vietate anche all’importazione. I produttori, come s’è visto, rispondono che quella è la parte pregiata, con il più alto valore commerciale. Lo stesso Caner manderà al ministero dell’agricoltura delle proposte di correzione del decreto che consentano “l’utilizzo delle infiorescenze di canapa contenenti cannabidiolo anche per usi diversi dal florovivaismo professionale”. Un auspicio che invece si possa arrivare a una valutazione più serena del divieto arriva dal senatore veneto Paolo Tosato: “Confesso di non essere un esperto in materia- dice Tosato all’Huffpost – ma credo che alla Camera approfondiranno sia la presa di posizione di Caner che la replica di Mantovano”.

Il fronte resta caldo in Veneto. Nelle prossime ore dovrebbe parlare anche Luca Zaia. Il governatore, ovviamente, condivide la posizione del suo assessore. Che è del tutto diversa da quella di Salvini. Se per Caner e Zaia la cannabis light non fa male alla salute e fa bene all’economia, Salvini ci vede l’anticamera della tossicodipendenza. Eccolo nell’estate del 2024, quando la misura era stata appena presentata. “Ho visto che ci sono dei produttori, dei negozianti che hanno protestato. È vero che ci sono dei posti di lavoro a rischio, ma io vado a San Patrignano e da Don Pierino Gelmini… E i dati di primo consumo della droga dicono che a 12 anni qualcuno va, compra e consuma. Per quello a me vedere i coffee shop, la cannabis light non va bene. In diversi casi dalla canna finisci sotto un ponte. Per me si può stare bene al mondo anche senza drogarsi”. 



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