12 Maggio 2025
Digital tax, rimane il gelo dopo l’accordo Usa-Uk


Usa–Uk, accordo sui dazi ma resta il gelo sulla digital tax. È un’intesa solo a metà quella raggiunta l’8 maggio tra Stati Uniti e Regno Unito sul fronte commerciale. Washington ha concesso a Londra la sospensione di alcuni dazi su acciaio e componenti automobilistici, ma la questione più controversa resta aperta: la digital services tax introdotta dal Regno Unito nel 2020, che continua a colpire i giganti tecnologici americani con un prelievo del 2% sui ricavi generati nel Paese.

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Londra non disposta a negoziare

Secondo la rappresentanza commerciale degli Usa (Ustr), Londra si è mostrata “non disposta” a negoziare una riforma o la rimozione della tassa. “La digital tax britannica è discriminatoria, ingiustificata e dovrebbe essere rimossa con urgenza”, ha dichiarato l’amministrazione Trump, che considera la tassa una minaccia diretta per le imprese della Silicon Valley. Peter Navarro, già consigliere per il commercio durante il primo mandato di Trump, ha definito la tassa “un brutto virus” che si sta diffondendo nel mondo e ha confermato che il tema resta prioritario per il presidente.

La web tax britannica continua a garantire al Tesoro circa 700 milioni di sterline l’anno. La sua rimozione resta legata al completamento dei negoziati internazionali sulla tassazione digitale, in particolare all’introduzione del Pilastro Uno dell’accordo Ocse-G20. Ma i ritardi sul fronte multilaterale spingono Londra a mantenere in vigore il prelievo, in attesa di una soluzione condivisa.

Il pressing statunitense non riguarda solo Londra. A febbraio, Trump aveva incaricato formalmente l’Ustr di riesaminare le web tax europee, riaprendo le indagini avviate durante il suo primo mandato contro Paesi come Italia, Francia e Spagna.

Vertice Italia-Usa il nulla di fatto 

Nel corso del vertice Italia-Usa alla Casa Bianca , nel comunicato congiunto diffuso al termine dell’incontro, Giorgia Meloni e Donald Trump hanno posto l’accento sull’importanza della tecnologia per sostenere la libera iniziativa economica tra Usa ed Ue, concordando sulla necessità di “un ambiente non discriminatorio in materia di tassazione dei servizi digitali” per favorire gli investimenti delle imprese più innovative.L’Italia applica dal 2020 una digital tax del 3% sui ricavi dei servizi digitali delle imprese con un fatturato superiore a 750 milioni di euro.

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Intanto, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato nel question time del 7 maggio la posizione italiana, chiarendo che la priorità resta il negoziato internazionale.

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