
Al momento i vertici dell’istituto di credito valtellinese non commentano le osservazioni della BCE
Potenziare la struttura e il funzionamento del livello dirigenziale, affidandosi alla valutazione di un advisor esterno che indichi come evitare la concentrazione di responsabilità e poteri nelle mani di pochi dirigenti, ma anche assicurare un’adeguata separazione e chiare responsabilità tra le funzioni dirigenziali chiave migliorando la sorveglianza dei processi decisionali.
La Banca centrale europea accende i fari sulla governance della Banca popolare di Sondrio e impone alcune precise prescrizioni per ovviare alle «gravi e significative carenze» rilevate con un’ispezione di sei mesi, tra l’ottobre 2022 e il marzo 2023, sul rischio di credito. La lettera della Bce è arrivata all’istituto di credito di piazza Garibaldi, che dal 6 febbraio si trova sotto Ops da parte di Bper banca, nelle scorse settimane, ma solo ora sono emersi i dettagli. Su cui peraltro, al momento non c’è alcun commento della banca. Per ovviare alle carenze che «incidono tra l’altro sul suo sistema di gestione del rischio di credito», come accade nei rapporti tra controllore e controllato, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa la Bce avrebbe dunque impartito alla banca valtellinese una serie di misure.
«Per consentire all’organo di amministrazione di assicurare una gestione efficace e prudente e agevolare un adeguato funzionamento delle funzioni di gestione interna dei rischi, conformità alle norme e revisioni interne» si legge nella comunicazione, la Bce chiede alla Popolare di «rafforzare i propri dispositivi, processi, meccanismi e strategie nell’area della governance» per assicurare che il cda «sorvegli adeguatamente e proponga critiche costruttive» su strategie, gestione e processi decisionali «con particolare attenzione al rischio di credito nonché al funzionamento delle unità di controllo interno».
Proprio rispetto al rischio di credito la Bce parlerebbe di «un’insufficiente gestione dei rischi individuati, che potrebbero esporre il soggetto vigilato a una potenziale sovrastima dei propri fondi». Delicata risulterebbe la posizione di 33 debitori della Popolare, che la Bce vorrebbe declassare. Si tratterebbe di 219 milioni di euro di esposizioni che la banca aveva già accantonato alla fine del 2023 su espressa indicazione della Vigilanza, rilevandone l’impatto a conto economico ma mantenendole tra i crediti perfoming, su cui ora la Bce esprime i suoi dubbi: «La motivazione alla base della gestione del rischio di credito di tali 33 debitori appare insolita se si tiene conto dell’accettazione della riduzione di valore aggiuntiva individuata dagli ispettori, accompagnata tuttavia dal rifiuto di riclassificarli a inadempienza probabile» dice il documento.
La Popolare ritiene di riuscire a riscuotere il denaro dovuto, ma la Bce non concorda e dunque chiede la riclassificazione a «inadempienza probabile» del credito. Nella trimestrale, la Popolare di Sondrio aveva indicato un’incidenza dei crediti deteriorati lorda di 2,9% e netta dell’1%, indicando però anche che «qualora dovesse operare tutte le riclassificazioni» chieste dalla Bce, l’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei crediti sarebbe pari a 3,3% (1,4% netto). Le prescrizioni della Bce chiederebbero di «migliorare la struttura e il funzionamento a livello dirigenziale, ossia il funzionamento del management di C-level compresi tra l’altro l’amministratore delegato, il responsabile del risk management e il direttore crediti», imponendo di «condurre una valutazione indipendente da svolgere con il supporto di un consulente esterno indipendente specializzato» allo scopo di «individuare le azioni necessarie per potenziare il funzionamento dell’alta dirigenza per superare eventuali carenze di governance esistenti».
Una valutazione che si concentri su quattro aspetti: evitare la concentrazione dei poteri, separare le funzioni degli alti dirigenti, assegnare chiare responsabilità alle funzioni chiave e migliorare la sorveglianza dei processi decisionali a livello dell’alta dirigenza. Non solo. La richiesta sarebbe anche di mettere sotto la lente «l’adeguata composizione dell’attuale squadra di C-level e tenere conto dell’ambiente di mercato in evoluzione, delle prassi seguite nel settore bancario e della crescente complessità del gruppo e del profilo di rischio». Sulla base di questa valutazione il cda della Sondrio sembra debba trasmettere entro il 30 settembre alla Bce un piano che delinei le azioni necessarie a migliorare la struttura e del funzionamento del top management entro la fine di quest’anno.
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