17 Maggio 2025
Banche, Abi: “Ad aprile tassi mutui salgono al 3,29%”


Stando al report mensile dell’Associazione bancaria italiana l’aumento è di 15 punti base rispetto al mese precedente. Ad aprile l’ammontare dei prestiti a imprese e famiglie, per la prima volta da marzo 2023, registra un aumento dello 0,3% rispetto a un anno prima. “Ormai da diversi mesi abbiamo una dinamica positiva da parte delle famiglie e negativa dal lato delle imprese”, ha spiegato il vice direttore dell’Abi, Gianfranco Torriero

Il costo dei mutui torna a salire ad aprile. Lo scorso mese, il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni era il 3,29%. Un aumento di 15 punti base dunque rispetto al mese precedente, anche se la percentuale rimane nettamente più bassa rispetto al 4,42% del dicembre 2023. A dirlo è il rapporto mensile dell’Abi, Associazione bancaria italiana, che sottolinea come l’aumento del tasso medio sia dovuto all’incremento del tasso Irs (tasso interbancario di riferimento per i mutui a tasso fisso) registrato lo scorso marzo. Per quanto riguarda invece le nuove operazioni di finanziamento alle imprese il tasso medio è sceso al 3,82% dal 3,92% del mese precedente e dal 5,45% di dicembre 2023. Il tasso medio sul totale dei prestiti (quindi sottoscritti negli anni) è sceso al 4,13% dal 4,21% del mese precedente.

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Torriero: “Tendenza diminuzione tassi”

“C’è una linea di tendenza di diminuzione dei tassi di mercato da ottobre 2023”, ha rilevato il vice direttore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero. “Ma quello che notiamo – ha spiegato – è che se la diminuzione dei tassi a breve è una costante”, come dimostra anche la flessione nei primi quindici giorni di maggio del tasso Euribor a 3 mesi (dal 2,25% di aprile al 2,14%) e dei Bot a 6 mesi (dal 2,08% all’1,96%), quella dei tassi a medio e lungo termine, come l’Irs a 10 anni presenta delle oscillazioni sostanzialmente da dicembre 2024, mese rispetto al quale è comunque “in crescita di 30 punti base”. 

Prestiti a famiglie e imprese salgono dopo 2 anni

Ad aprile, l’ammontare dei prestiti a imprese e famiglie, per la prima volta da marzo 2023, registra un aumento dello 0,3% rispetto a un anno prima (nel mese precedente la variazione era nulla). A marzo i prestiti alle imprese erano diminuiti dell’1,1% mentre quelli alle famiglie erano cresciuti dell’1,1%. Per quanto riguarda i nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) il tasso praticato ad aprile è stato il 2,37%. Come spiega l’Abi nel suo rapporto mensile, a marzo tale tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro: Italia 2,49%, area dell’euro 2,25%. Rispetto a giugno 2022, (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi Bce) quando il tasso era dello 0,29%, l’incremento è stato di 208 punti base. Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso ad aprile 2025 è stato il 3,27%, con un incremento di 196 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%. Ad aprile 2025 il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato lo 0,73% (0,79% nel mese precedente; 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente, che non ha la funzione di investimento e permette di utilizzare una moltitudine di servizi, era lo 0,35% (0,38% nel mese precedente; 0,02% a giugno 2022).

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Torriero: influisce incertezza del contesto geopolitico

Sul fronte della domanda di credito “ormai da diversi mesi abbiamo una dinamica positiva da parte delle famiglie e negativa dal lato delle imprese” dove però “sicuramente c’è una dinamica in attenuazione ma comunque la domanda di finanziamento permane ancora particolarmente debole”, ha spiegato Torriero. A questa fiacchezza contribuisce la situazione di incertezza del contesto geopolitico, alimentato anche dai dazi. “Se gli investimenti vengono posticipati per un clima di incertezza complessivo è difficile che ci sia una forte crescita di domanda di finanziamenti da parte delle imprese”. Permane dunque il problema, che “è un problema di policy”, “di stimolare gli investimenti” e “alcuni segnali sembrano andare in questo senso anche per quanto riguarda i dazi”, ha concluso Torriero. 

A marzo crediti deteriorati scendono a 31 mld

Diminuiti a 31 miliardi di euro i crediti deteriorati netti (cioè l’insieme delle sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute e/o sconfinanti calcolato al netto delle svalutazioni e degli accantonamenti già effettuati dalle banche) nel mese di marzo: erano 31,3 miliardi a dicembre 2024 e 30,5 miliardi a dicembre 2023. Rispetto al loro livello massimo, ovvero 196,3 miliardi raggiunti nel 2015, sottolinea l’Abi sono in calo di oltre 165 miliardi. A marzo 2025 i crediti deteriorati netti rappresentavano l’1,51% dei crediti totali. Tale rapporto è rimasto invariato rispetto a dicembre 2024 (1,41% a dicembre 2023; 9,8% nel 2015).

Ad aprile raccolta complessiva +1,7% annuo

La raccolta indiretta, cioè gli investimenti in titoli custoditi presso le banche, presenta un incremento di 131 miliardi tra marzo 2024 e marzo 2025 (29,4 miliardi famiglie, 15,3 miliardi imprese e il restante agli altri settori, imprese finanziarie, assicurazioni, pubblica amministrazione). Ad aprile 2025 i depositi, nelle varie forme, sono cresciuti dell’1,9% su base annua (+1,8% il mese precedente). La raccolta a medio e lungo termine, tramite obbligazioni, ad aprile 2025 è rimasta sostanzialmente stabile rispetto a un anno prima (+0,1%; +3,1% nel mese precedente). La raccolta diretta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) ad aprile 2025 è risultata in aumento dell’1,7% su base annua, proseguendo la dinamica positiva registrata da inizio 2024 (+2,0% nel mese precedente).

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