
Sta dando i primi risultati la riorganizzazione societaria di Marcegaglia in Friuli Venezia Giulia, dove il gruppo è presente con lo storico stabilimento Plates, avviato nel 1999, e con la Palini & Bertoli, rilevata da Evraz nel 2019.
Si tratta di un progetto complesso. Lo scorso anno si è deciso di unire i due impianti facendoli confluire in un’unica società che è appunto l’odierna Marcegaglia Plates: «È un’operazione – racconta il Chief operations officer, Marco Ferrone – realizzata nell’ottica di rafforzare il nostro marchio e di posizionarlo in modo unico e distintivo sul mercato siderurgico. E che ci aiuta a far avanzare gli investimenti in qualità e innovazione. Si tratta di un piano articolato di oltre 80 milioni di euro, destinati a entrambi i siti e che andranno a regime nel prossimo anno. L’obiettivo è chiaro: aumentare del 20% la capacità produttiva. Il che significa investire sugli impianti soprattutto per il potenziamento del laminatoio; migliorare l’automazione; potenziare il centro servizi e, soprattutto, migliorare la qualità della logistica al coperto per offrire un servizio di maggiore qualità al cliente. Questi acquisti sono stati realizzati coinvolgendo aziende del territorio».
Vediamo qualche tendenza del business per l’insediamento localizzato a San Giorgio di Nogaro. Lo scorso anno si è distinto per un’evoluzione a due velocità. «La prima metà – spiega Ferrone – è stata caratterizzata da un mercato vivace, con buoni livelli di domanda e una discreta stabilità operativa. A partire dall’estate si è registrato un rallentamento generalizzato, che ha portato a una contrazione della domanda e alla flessione dei prezzi. Il 2024 si è chiuso per Plates con un fatturato di 600 milioni di euro e un Ebitda di quasi 40 milioni».
Nonostante lo scenario complessivo rimanga incerto anche per motivi geopolitici, quest’anno sembra andar meglio. «Nel 2025 – continua Ferrone – il mercato ha iniziato a mostrare segnali di ripresa. C’è maggior vivacità nei volumi, trainati da alcuni settori chiave dell’economia reale. Tra questi spiccano le infrastrutture, sostenute dagli investimenti pubblici, con un ritorno di progettualità su ponti e viadotti. L’Italia continua a distinguersi per una tenuta migliore rispetto ad altri Paesi. Un ruolo importante lo ha avuto il Pnrr, che ha fornito slancio a diversi progetti industriali e infrastrutturali: un impulso che non è destinato a durare nel tempo».
In sostanza, quali le prospettive per quest’anno? «Il 2025 – racconta ancora Ferrone – si sta configurando come un periodo di ripresa moderata, con segnali incoraggianti soprattutto nei comparti legati alle grandi opere e alla transizione energetica. In uno scenario ancora complesso, il nostro approccio resta improntato a concretezza e visione di lungo periodo, con l’obiettivo di affrontare le sfide con solidità, innovazione e spirito di adattamento».
Il Pnrr finirà nel 2026. Ma l’azienda sta già programmando per il futuro «Ci stiamo orientando – conclude Ferrone – verso competitività, efficienza, qualità, attenzione all’impatto ambientale. L’obiettivo è offrire prodotti ad alte prestazioni, in grado di rispondere ai nuovi requisiti di sostenibilità tecnica e normativa. Stiamo poi seguendo con particolare impegno il settore dell’energia eolica che rappresenta una delle direttrici più interessanti per il futuro: vogliamo rafforzare la nostra capacità produttiva e migliorare l’offerta per servire con maggiore qualità e affidabilità un mercato in continua espansione».
Tra gli investimenti nell’area dell’intelligenza artificiale, l’azienda sta sviluppando il progetto “Smart rolling” che introduce sensori virtuali e modelli metallurgici avanzati per ottimizzare la produzione di lamiere di alta qualità. Poi c’è l’uso dell’hi-tech “Tensil pro”: serve a migliorare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas serra.
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