
Piccolo non sempre è bello, almeno per quello che riguarda i costi energetici. Per le piccole e medie imprese, motore dell’economia della regione, gas ed energia elettrica sono più cari rispetto a quello che pagano i grandi gruppi industriali.
E’ quello che emerge dallo studio dedicato della Cgia di Mestre: se per le bollette dell’energia elettrica artigiani esercenti e negozianti pagano il 55% in più delle industrie manifatturiere di grandi dimensioni, per il gas il differenziale è addirittura doppio.
Un salasso che è indipendente dai rincari degli ultimi anni, che riguarda anche gli altri paesi e che c’è sempre stato, ma che colpisce particolarmente il Friuli Venezia Giulia dove il 98% delle imprese ha meno di 20 addetti.
Nel 2024 le pmi hanno pagato il gas poco meno di 100 euro a megawattora, le grandi meno di 48: nonostante i prezzi in discesa dal 2022, la forbice si è allargata.
E rispetto ai concorrenti esteri, solo la Francia presenta un costo del gas superiore, con la Germania che ha prezzi simili e la Spagna di molto inferiori, mentre per le industrie più strutturate il confronto è meno sbilanciato.
Per quello che riguarda l’energia elettrica, è costata ai piccoli 218,2 euro al megawattora, contro i 140 dei grandi: solo le aziende di dimensioni ridotte tedesche (molto meno numerose) la pagano di più a livello europeo.
A gonfiare i prezzi delle bollette, i costi di rete, le tasse e gli oneri di sistema che incidono su circa il 40% del costo, senza contare che i minimi volumi consumati non permettono le “scontistiche” sulle grandi quantità di cui approfittano invece le grandi aziende che peraltro possono contare su contratti pluriennali firmati attraverso broker.
“E’ un problema che le nostre aziende purtroppo affrontano quotidianamente – commenta il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti -. È una condizione che stiamo subendo da anni, una dimensione ormai strutturale. Per questo Confartigianato si è attivata per la costruzione di Consorzi, come il Caem, al fine di fare massa critica per l’acquisto di gas ed energia sul mercato libero a condizioni più vantaggiose”.
A essere colpiti, in particolar modo, i settori energivori come vetro, ceramica, cemento, plastica e meccanica pesante.
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