3 Luglio 2025
Chiude storico stabilimento Barry Callebaut in Italia, 115 lavoratori si fermano


Addio all’era di uno dei siti storici del cioccolato. Lo stabilimento dolciario della multinazionale Barry Callebaut, situato nel centro di Intra a Verbania, ha ufficialmente cessato la produzione. L’impianto, attivo dal 1920 e passato negli anni da Nestlé a Barry Callebaut, rappresentava una delle ultime realtà produttive industriali della città. La sua chiusura saluta una storia ultracentenaria nel settore dolciario e coinvolge direttamente 115 lavoratori, tra dipendenti diretti e somministrati, oltre a circa 150 persone dell’indotto.

L’Italia al centro della produzione

Secondo quanto dichiarato dalla stessa multinazionale svizzera del cioccolato, la decisione è stata dettata da limiti strutturali del sito di Intra. La sede avrebbe raggiunto la piena capacità produttiva, offrendo pochi margini per ulteriori sviluppi. Le difficoltà logistiche e una prospettiva di limitata crescita futura hanno motivato la scelta di concentrare gli investimenti su altri impianti più strategici. Barry Callebaut ha ribadito che l’Italia resta una priorità, con la produzione che sarà concentrata negli stabilimenti di Perugia e Chieti, oltre che in altri siti europei.

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Sebbene lo stabilimento di Intra non fosse direttamente coinvolto nella produzione per il vending, la chiusura rappresenta un segnale di razionalizzazione della presenza di Barry Callebaut sul territorio italiano. Il gruppo è uno dei leader europei nel settore delle bevande solubili per distributori automatici, grazie a marchi come Caprimo, Van Houten e Bensdorp.

L’azienda aveva rafforzato la divisione vending nel 2015 con l’acquisizione del ramo d’azienda di FrieslandCampina Kievit, aumentando significativamente le vendite nel settore. Le attività per il mercato italiano continueranno dagli altri stabilimenti europei e dalle sedi di Perugia e Chieti.

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Promesse non mantenute per i sindicati

La decisione della chiusura era stata comunicata già nel settembre 2024. Nei mesi successivi si sono tenuti diversi tavoli istituzionali, sia a livello ministeriale che regionale, nel tentativo di trovare una soluzione alternativa. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy aveva ottenuto una proroga dell’attività fino al 31 marzo 2025, poi estesa fino a fine giugno. L’azienda aveva mostrato apertura a prolungare ulteriormente la produzione fino a fine agosto, qualora fosse emerso un compratore.

Nonostante gli sforzi non si è concretizzata nessuna ipotesi di reindustrializzazione. I sindacati hanno duramente criticato l’assenza di risultati e il mancato supporto effettivo da parte delle istituzioni locali e regionali. La Fai Cisl Piemonte Orientale ha parlato di un “epilogo segnato da promesse non mantenute e da un’amarezza condivisa”.

Le lacrime dei dipendenti storici

L’impianto di Intra è stato per decenni un punto di riferimento economico e occupazionale per Verbania. La sua chiusura rappresenta una perdita simbolica per la città e per l’intera provincia. Nella nota diffusa dal sindacato si sottolinea che “i saluti e gli ultimi abbracci sono strazianti“.

Anche esponenti politici locali hanno espresso critiche severe. Il Partito Democratico provinciale e cittadino ha accusato le istituzioni regionali di non aver preso misure adeguate per contrastare la dismissione. Simone Martoccia, segretario dei Giovani Democratici, ha affermato che “oggi è una data che segnerà per sempre la memoria collettiva della nostra città”.

La vicepresidente della Regione, Elena Chiorino, ha replicato sostenendo che la Regione ha sempre operato con discrezione e rispetto, senza cercare visibilità mediatica. La Chiorino ha sottolineato che si continua a lavorare per garantire possibili percorsi di reindustrializzazione del sito. Le azioni includono progetti di formazione e ricollocamento per i lavoratori.

Accordo sui licenziamenti

Il 7 febbraio 2025 è stato firmato l’accordo per i licenziamenti collettivi. L’intesa ha previsto l’attivazione degli ammortizzatori sociali e le migliori condizioni possibili per i lavoratori coinvolti. Lo stabilimento, nel corso del tempo, aveva attraversato varie trasformazioni, passando dalla produzione di malto e birra a quella di prodotti dolciari di alta qualità. La sua chiusura rappresenta la fine di una presenza industriale storica per Verbania e per l’intera regione del Piemonte.





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