
Le assicurazioni non vogliono essere solo un bancomat per far quadrare i conti pubblici ma rivendicano un ruolo da protagoniste per risolvere i problemi socio-economici dell’Italia, come si è iniziato a fare con le polizze catastrofali obbligatorie per le imprese.
I numeri del settore: 42 miliardi di sinistri e 1.000 mld di investimenti
Una volontà espressa ieri dal presidente di Ania, Giovanni Liverani, nella sua prima relazione annuale al vertice dell’associazione. Già oggi il supporto delle assicurazioni al Paese è evidente: nel 2024, tra polizze Vita e Danni, hanno pagato agli italiani 42 miliardi di euro di sinistri, hanno dato lavoro a 300 mila persone e gestito oltre 1.000 miliardi di investimenti, quasi la metà del pil, di cui 245 miliardi in Btp, pari al 10% dell’intero stock di titoli di Stato italiani in circolazione. Versando, come ogni anno, 12 miliardi di euro di tasse.
Ania pronta al patto per l’Italia protetta
Ma sono pronte a fare ben di più, con «un patto per un’Italia protetta, più forte e competitiva», che consenta partnership pubblico-private in settori come la salute, il welfare o la previdenza. Il primo passo fatto con le polizze catastrofali per le imprese è stato «un atto coraggioso del governo» e la riflessione andrebbe aperta anche per la abitazioni private, ha detto Liverani, proponendo ai rappresentati delle istituzioni presenti all’evento di «superare il paradigma che rappresenta le assicurazioni come imprese ricche chiamate a contribuire alla collettività solo mediante un carico fiscale crescente. Una cassaforte da cui far provvista», come avvenuto con l’ultima legge di Bilancio che ha chiesto alle compagnie di anticipare l’imposta di bollo dei clienti generando un credito d’imposta di 2,5 miliardi per il solo 2025.
Il divario assicurativo dell’Italia rispetto all’Europa
L’intenzione dell’Ania è di lavorare per colmare la carenza di protezione dell’Italia, dove i premi danni non auto rappresentano solo l’1,1% del pil, rispetto alla medie del 2,6% del resto d’Europa. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenuto all’evento, ha accolto l’invito, riconoscendo che le assicurazioni possono avere un ruolo importante nella previdenza: «L’adesione alle forme integrative è cresciuta costantemente, ma è lontana dai livelli riscontrabili in altri Paesi e, soprattutto, dai livelli necessari per garantire efficacemente i lavoratori».
Giorgetti ha parlato di possibili misure per rendere più efficiente il sistema, migliorando i meccanismi di adesione, con incentivi all’incremento della contribuzione e, sul fronte delle performance, ha ipotizzato stimoli a competizione e soluzioni di investimento più efficienti. Importante il ruolo delle assicurazioni anche nel settore sanitario dove «per fondi e casse integrative», manca ancora «un disegno ordinato di regole su trasparenza, governance, requisiti patrimoniali», ha aggiunto il ministro ricordando che, con 1.000 miliardi di investimenti le compagnie potranno contribuire anche al Fondo Nazionale Strategico di Cdp Equity, nato come strumento a servizio dell’economia reale. Sul peso dei Btp, con una battuta, ha sottolineato che l’esposizione delle assicurazioni è in calo dell’1,1%. «Grazie per la fiducia», ha detto ironicamente.
Polizze catastrofali: servono trasparenza e bassi costi
E Liverani, a margine dell’evento, ha ribattuto che la quota, già più alta della media europea, è destinata ad aumentare «con il miglioramento della credibilità dell’Italia sui mercati internazionali». Alla luce dell’avvio dell’obbligo di polizze catastrofali per le imprese il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha invece sottolineato la necessità di «arginare sul nascere ogni forma di speculazione sui premi», con «liquidazioni tempestive». Tema caro anche al presidente Ivass. «È indispensabile che le compagnie calibrino attentamente l’offerta di protezione in funzione delle esigenze di copertura di ogni controparte, grande o piccola che sia», ha detto il presidente dell’Ivass Luigi Federico Signorini. (riproduzione riservata)
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