5 Luglio 2025
Fondi europei, la «fronda» anti Ursula guidata da Fitto per difendere le Regioni


di
Paolo Valentino

Il no alla gestione esclusiva dei fondi

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Avrà anche il tratto gentile e i modi felpati di antica scuola democristiana. Ma questo non sta impedendo a Raffaele Fitto di guidare un’opposizione a Ursula von der Leyen e la sua controversa proposta di bilancio pluriennale dell’Ue. Secondo quanto rivela il sito Politico, il vicepresidente esecutivo della Commissione, responsabile dei fondi di coesione, è infatti la punta di lancia di uno schieramento di commissari, contrario all’ipotesi di stravolgere radicalmente la gestione della spesa europea, affidandola all’arbitrio dei governi e azzerando il ruolo delle Regioni. Detto altrimenti, c’è uno scontro in corso dentro la Commissione di Bruxelles, dove il modello ultra accentrato e verticale imposto da von der Leyen dopo la sua riconferma sta producendo una crisi di rigetto da parte del collegio, di fatto fin qui esautorato dalla presidente.

Un po’ di contesto. Messa fuori gioco sulla politica estera dal ritorno sulla scena della Germania, con il nuovo cancelliere Merz, von der Leyen sta investendo molto del suo residuo capitale politico nel nuovo documento finanziario per il settennato 2028-2034, forte di 1,2 miliardi di euro, che sarà presentato il prossimo 16 luglio. È una roadmap decisiva per il futuro dell’Unione, alle prese con sfide esistenziali come l’innovazione e la competitività e le nuove priorità imposte dai mutati scenari strategici, prima fra tutte la difesa europea. Ma invece di mostrare coraggio politico, proponendo un aumento delle risorse e un bilancio più ambizioso, la presidente della Commissione ha scelto di non chiedere fondi aggiuntivi, proponendo di rovesciare invece le regole della governance, per privilegiare difesa e innovazione, a scapito però di fondi di coesione e agricoltura: le nozze coi fichi secchi.




















































Di più, nella formula di von der Leyen i fondi europei andrebbero direttamente ai governi attraverso un unico «cash pot», con allocazioni nazionali simili a quelle invalse per il Pnrr, e potrebbero quindi essere usati nelle aree e per gli scopi più diversi, sia pure con i pagamenti legati all’avanzamento dei progetti. Sarebbe così abbandonata la cosiddetta formula di Berlino, che destina i fondi di coesione alle zone meno sviluppate, in base a criteri oggettivi. Il ruolo delle Regioni verrebbe fortemente penalizzato. Secondo i critici, il rischio di questa impostazione è di ampliare le disparità esistenti dentro i singoli Paesi. «Di fatto si tratterebbe di una rinazionalizzazione dei programmi di coesione, una follia contro cui si sono già espressi i due terzi dei deputati europei, le Regioni e ben 14 Paesi membri dentro il Consiglio», dice Paolo De Castro, che è stato ministro dell’Agricoltura e deputato europeo.

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Raffaele Fitto, che nel caso passasse questa soluzione vedrebbe ridimensionato il proprio ruolo di coordinatore dei fondi di coesione, non è solo nel collegio: la sua posizione mediana è condivisa, fra gli altri, anche dallo stesso commissario per il Bilancio, il polacco Piotr Serafin. In realtà il vicepresidente italiano si è detto più volte favorevole a una riforma della politica di coesione, che tenga conto delle nuove esigenze. E infatti, nella revisione di medio termine, ha già fatto approvare una nuova lista di cinque priorità per la gestione finanziaria attuale, cioè fino al 2027: difesa, competitività, energia, casa, risorse idriche. I Paesi beneficiari hanno tempo fino all’autunno per presentare i propri piani e possono decidere su base volontaria quale tipo di progetti privilegiare in base alle proprie esigenze e priorità.

Ma le divergenze interne alla Commissione sul bilancio 2028-2034 rimangono. Secondo Politico, Fitto e Serafin chiedono di legare i pagamenti per le Regioni alle riforme locali. E vorrebbero inoltre una rete di sicurezza, che possa garantire alcuni fondi per agricoltori e aree meno sviluppate, anche nel caso di riforme mancate o incomplete. A due settimane dalla data indicata per la pubblicazione, la partita rimane aperta. Ma per la prima volta dall’inizio del suo secondo mandato, Ursula von der Leyen vede i suoi commissari in assetto di battaglia.

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4 luglio 2025 ( modifica il 4 luglio 2025 | 23:00)

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