6 Luglio 2025
“Serve un’azione multilivello per salvare le imprese”


Il credito bancario alle imprese umbre sta crollando con una velocità che preoccupa istituzioni e operatori economici. Secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia (31 marzo 2025), i prestiti alle società non finanziarie e alle famiglie produttrici sono diminuiti del 5,4% su base annua, molto al di sopra della media nazionale (-1%).

Se si considera l’inflazione dell’1,7%, il calo reale supera il 7%, portando il volume complessivo dei prestiti da 7,92 miliardi a 7,5 miliardi di euro in un solo anno. Oltre 400 milioni di euro in meno per l’economia regionale: una contrazione che piazza l’Umbria al sesto posto tra le regioni italiane con la peggior dinamica del credito.

Contabilità

Buste paga

 

Piccole imprese le più colpite: -7,8% in un anno

A soffrire maggiormente sono le piccole imprese, che rappresentano l’ossatura produttiva della regione. I finanziamenti destinati a questa categoria sono scesi da 1,84 a 1,7 miliardi, con un calo del 7,8% nominale e una flessione superiore alla media nazionale (-5,5%). Le imprese medio-grandi, invece, hanno registrato un calo più contenuto (-0,9%), grazie a una maggiore solidità finanziaria e a una liquidità accumulata negli anni precedenti.

Settore costruzioni in crisi: -12,3% in termini reali

Tra i comparti più penalizzati spiccano le costruzioni, che hanno visto i prestiti scendere da 707 a 632 milioni di euro, con un crollo nominale del 10,6% e reale del 12,3%. Male anche l’industria (-5,5%) e i servizi (-4,1%), entrambi al di sotto della media nazionale. In tutti i settori analizzati, l’Umbria si colloca sistematicamente al di sotto dei valori medi italiani, segno di una fragilità strutturale che il sistema bancario tende a penalizzare.

Mencaroni (Camera di Commercio): “Senza credito, nessun rilancio”

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, ha lanciato un appello forte e chiaro: “Per invertire la rotta non basta denunciare la stretta: serve un’azione decisa, mirata e multilivello. La nostra regione non può permettersi di lasciare senza ossigeno le sue imprese più fragili, proprio mentre si gioca la partita cruciale del rilancio economico e della doppia transizione, digitale ed ecologica”-

Tre le direttrici indicate da Mencaroni per uscire dall’emergenza:

Conto e carta

difficile da pignorare

 

  1. Rafforzare i sistemi di garanzia pubblica, partendo dal Fondo centrale per le PMI, con accesso semplificato per microimprese, startup, imprese femminili e giovanili.

  2. Rilanciare il ruolo della Cassa depositi e prestiti in Umbria come partner strategico di imprese e territori, attraverso strumenti come minibond, co-investimenti e piattaforme territoriali.

  3. Costruire reti territoriali di prossimità, coinvolgendo banche locali, consorzi fidi, enti locali, associazioni di categoria e università, utilizzando dati avanzati per valutare meglio il merito creditizio delle realtà più piccole.

Le cause della stretta creditizia in Umbria

Nonostante un PIL regionale in crescita dello 0,7%, in linea con la media nazionale, l’Umbria è colpita più duramente da tre fattori:

  • Elevata liquidità nelle imprese medio-grandi, che non ricorrono più al credito bancario, specie con tassi elevati.

  • Contrazione della manifattura regionale, che nel 2023 ha visto un calo degli investimenti del 9%.

  • Struttura produttiva sbilanciata sulle micro e piccole imprese, spesso considerate troppo rischiose dalle banche, soprattutto in un contesto di incertezza macroeconomica e fine dei super-profitti da tassi.

Il rischio concreto: frenare la ripresa economica

La fotografia tracciata dalla Banca d’Italia è inequivocabile: l’Umbria rischia di restare indietro, proprio quando il rilancio economico richiederebbe accesso al credito, investimenti e liquidità per innovare e competere. Come sottolinea Mencaroni: “Senza credito anche la migliore idea resta chiusa in un cassetto. E oggi, in Umbria, quel cassetto rischia di restare sbarrato a troppi”.





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