
Le serrande dei quattro supermercati Decò di Reggio Calabria si sono abbassate il 12 luglio. A spiegare la chiusura un foglio bianco, affisso all’ingresso e firmato da Tutto lo staff: “Avvisiamo i signori clienti che da domani i supermercati Decò rimarranno chiusi per ristrutturazione…! Vi ringraziamo di tutto e speriamo di rivederci presto”.
Un messaggio di cortesia per i clienti, ma dietro quelle parole si nasconde il dramma di decine di lavoratori senza stipendio da aprile.
A dare voce all’emergenza è Annarosa Marrapodi, segretaria della Fisascat Cisl: “Ci sono 44 persone – e quindi 44 famiglie – che stanno vivendo un dramma vero e proprio. Non sarà certo un bel Ferragosto per questi lavoratori”.
La Cisl ha già incontrato la società Trustfood Srl presso Confcommercio, per chiedere garanzie e accelerare le procedure di sostegno al reddito.
Al tavolo, insieme alla Cisl, la società e le organizzazioni sindacali Filcams Cgil e Uiltucs Uil, con la partecipazione dei lavoratori, per discutere la sospensione temporanea dell’attività lavorativa a causa di una crisi aziendale.
La Trustfood Srl, società che gestisce quattro punti vendita dei supermercati Decò dei fratelli Arena srl, a Reggio Calabria (viale Calabria 189, via Micene 1, via Ravagnese superiore 122 e via Santa Caterina d’Alessandria 96) e un ufficio amministrativo, ha spiegato che la crisi è dovuta alla cessazione del contratto di fornitura con il Gruppo Arena, marchio Decò, che ha impedito la vendita di merce nei punti vendita.
Secondo l’azienda, questa situazione ha generato un esubero del 100% del personale, composto da 43 dipendenti (41,81 ULA), perché non è possibile svolgere l’attività senza prodotti da vendere.
Durante la riunione convocata per affrontare la crisi, l’azienda ha spiegato di aver fatto ricorso a ferie e a riduzione dell’orario di lavoro dei dipendenti, ma di essere alla ricerca di nuovi fornitori, con l’obiettivo di riaprire al più presto i punti vendita.
Trustfood Srl ha sottolineato come la sospensione dell’attività sia una misura necessaria ma temporanea. Ha inoltre chiarito che, trattandosi di un settore non coperto dai fondi di solidarietà bilaterali previsti dalla normativa, l’unico strumento disponibile per tutelare i lavoratori e salvaguardare i livelli occupazionali resta il Fondo di integrazione salariale (FIS).
“Il Fondo di integrazione salariale è, – spiega la sindacalista Marrapodi – l’unico strumento disponibile per garantire un sostegno economico ai lavoratori. Si tratta di un meccanismo che interviene quando le imprese non rientrano nei fondi di solidarietà bilaterali o non possono accedere alla cassa integrazione ordinaria o straordinaria.
Il FIS tutela i lavoratori durante i periodi di sospensione o riduzione dell’attività, evitando licenziamenti immediati. La richiesta è stata fatta dalla società all’Inps il 30 luglio. Il 5 agosto l’Inps chiede altri documenti in azienda per procedere al pagamento e a oggi ancora non è pervenuto nulla all’Inps.
Proprio per questo, per far capire l’urgenza per queste famiglie, chiamo alla consulente dell’azienda per sollecitare la pratica e mi viene detto che hanno 15 giorni di tempo e pesano di prenderseli tutti perché devono fare le cose per bene al fine di evitare errori.
Io aggiungo che le cose per bene devono essere fatte con meno tempo possibile dato che c’è una emergenza salariale, infatti l’ultimo stipendio i lavoratori lo hanno percepito ad aprile”.
Non perdere tempo, dunque, è la parola d’ordine per garantire un sussidio a questi lavoratori. La sospensione dell’attività riguarda il 100% del personale: dal 28 luglio 2025 al 24 gennaio 2026 i lavoratori saranno fermi e per loro si attiverà il Fondo di Integrazione Salariale (FIS) per un totale di 41.440 ore complessive.
“In questi giorni, proprio per cercare di risolvere questa crisi – spiega Annarosa Marrapodi – ho chiesto, come sindacato, un incontro con la prefetta Vaccaro, che devo dire, anche senza appuntamento fissato, subito ci ha ricevuti. Abbiamo esposto la situazione dei lavoratori e l’esigenza di tutelare i posti di lavoro, in un territorio già fragile dove la disoccupazione è forte. La prefetta ha garantito che seguirà la vicenda”.
La ricerca di un nuovo fornitore
“Da quanto abbiamo appreso – spiega Annarosa Marrapodi della Fisascat Cisl – esiste l’ipotesi che i punti vendita Trustfood vengano riconvertiti in negozi del marchio Splendidi Splendenti, dedicati ai prodotti per l’igiene della casa e della persona. Una prospettiva che ci preoccupa, perché comporterebbe inevitabilmente un numero di posti di lavoro inferiore rispetto agli attuali dipendenti.
Molti dei 44 lavoratori assunti dalla Trustfood hanno già vissuto una crisi aziendale, quella della Gdm, e adesso dopo anni di impegno e di lavoro, rischiano di restare a casa per sempre”.
Una storia di impresa e inclusione
La chiusura dei Decò non colpisce soltanto decine di famiglie reggine, ma anche un modello di impresa che in questi anni ha saputo coniugare crescita e responsabilità sociale.
Dina D’Elia, amministratrice del gruppo Trustfood, è stata punto di riferimento per tanti giovani svantaggiati, offrendo loro percorsi di formazione e inserimento lavorativo.
Nei supermercati Decò ha accolto giovani portatori di handicap, affiancandoli fino a un’integrazione piena nel lavoro, e ha dato spazio a giovani stranieri, costruendo un team aperto e solidale, capace di accogliere e far crescere i nuovi arrivati.
Un impegno riconosciuto anche dal Comune di Reggio Calabria, che le ha conferito il San Giorgio d’Oro 2025 con la seguente motivazione: “Amministratrice del gruppo Trustfood, Dina D’Elia è protagonista di una storia di imprenditoria femminile che rappresenta un fattore di crescita e arricchimento per il territorio. Un “successo in rosa” costruito nel mondo della grande distribuzione organizzata grazie a un continuo investimento, garanzia per decine di famiglie reggine. Ha saputo affrontare e superare le dure prove che la vita le ha riservato, riuscendo a generare un impatto positivo sul tessuto sociale e produttivo della città. Raccontare i risultati conseguiti dalla sua azienda significa contribuire a rendere meno difficile il percorso di tante donne brillanti che, ancora oggi, subiscono le conseguenze delle discriminazioni di genere”.
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