21 Agosto 2025
il Sud accelera sul Pnrr, in un mese 15 nuovi bandi


L’osservata “speciale”, per così dire, rimane la Missione Salute. Entro il prossimo 27 agosto i Governatori delle Regioni sono stati invitati dal ministro del Pnrr Tommaso Foti a rendicontare lo stato di attuazione dei progetti e la spesa delle risorse ad essi assegnati. Foti, che ha sempre sostenuto di essere “obbligato” per dovere istituzionale e rispetto dei ruoli ad avere fiducia nelle Regioni e nei loro presidenti «che hanno sempre confermato il raggiungimento degli obiettivi loro assegnati» (dalle case agli ospedali di comunità, all’acquisto di nuove apparecchiature) vuole avere elementi certi.

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A un anno esatto ormai dalla chiusura dei termini per il completamento delle opere Pnrr, vuole cioè sapere chi sarà in grado di raggiungere il traguardo finale e chi no, chiedendo a questi ultimi un’assunzione di responsabilità.

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La rimodulazione

Il passaggio è delicato perché Foti e il Governo già stanno lavorando alla nuova, robusta rimodulazione del Piano (si parla di fine settembre) nella quale potrebbero trovare risposta alcune delle questioni al momento in sospeso: ci saranno, ad esempio, più risorse specifiche, rispetto a quelle già inserite nel Pnrr, per il sistema delle imprese allo scopo di compensare i danni derivanti dai dazi Usa? E ancora, si potrà già definire uno stock di progetti che verrebbero finanziati con i fondi Coesione perché in ritardo già adesso sulla tabella di marcia imposta dall’Ue e improrogabile oltre il 2026? Foti ha sempre detto che l’obiettivo del Governo è di raggiungere il 100 per 100 delle risorse impiegate (194 miliardi) entro i tempi previsti e l’ottimo feeling con Bruxelles, che ha appena trasmesso il bonifico della settima rata (18,3 miliardi) e ricevuto la richiesta dell’Italia per il pagamento dell’ottava, conforta quest’ambizione. Oltre tutto, come spiegato dal Mattino, negli ultimi tempi il ritmo di spesa è cresciuto notevolmente (più di 3 miliardi al mese), a conferma che a prevista accelerazione anche sotto questo versante è in corso e che tutti i soggetti attuatori sono stati sensibilizzati per centrare l’obiettivo.

Il mezzogiorno

C’è anche il Mezzogiorno, ovviamente, in questo sprint. Pure ad agosto, com’è accaduto negli ultimi tre mesi consecutivamente, è al Sud che si è registrato il maggior numero di gare di appalto europee (per importi, cioè, di un certo calibro) rispetto alle altre aree del Paese. Su un totale di 36, in lieve aumento su luglio, le procedure aperte nelle regioni meridionali sono 15, due in più del Nord mentre al Centro se ne contano otto. Ancora una volta, i bandi legati alla Missione 2 “Rivoluzione verde” predominano su quelli delle altre sezioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Alla transizione ecologica, infatti, sono dedicati ben 17 appalti, pari al 47,2% del totale: risultano essere poco più del triplo delle procedure mirate alla digitalizzazione, all’inclusione e alla salute, che ne contano cinque a testa. Tre gare sono riferite agli investimenti in istruzione e ricerca e una alle infrastrutture per una mobilità sostenibile. Gli appalti Made in Sud riguardano soprattutto il potenziamento dei servizi di igiene urbana (in Calabra, in particolare), e l’acquisto di bus elettrici, due settori di spesa che hanno caratterizzato il Pnrr sin dai primi mesi.

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Ma del resto al Sud la spinta del Piano sia in termini di cantieri per la mobilità, come quelli delle linee ad Alta velocità/capacità ferroviaria Napoli-Bari, Salerno-Reggio Calabria e Palermo-Messina-Catania; sia per l’edilizia scolastica, come nel caso degli asili nido finanziati di recente con la tranche da 103 milioni sbloccata dal ministro dell’Istruzione e del merito Valditara, destinata al 78% al Sud; sia ancora per le opere di Comuni e Regioni, dalle linee della metropolitana di Napoli agli interventi per la cultura e le università, ha impattato in modo decisivo sulla crescita dell’area, candidata anche quest’anno ad essere più forte in percentuale della media Paese. Non è un caso che passerà anche dal Sud la speranza di raggiungere gli obiettivi delle ultime tre rate del Pnrr. E che un ruolo di primo piano spetterà sempre al sistema delle imprese. Foti ha ripetuto spesso che «il nostro obiettivo è far funzionare le risorse del Pnrr per una politica industriale, non per una politica assistenziale». E che anche per l’ormai imminente rimodulazione la strada non cambierà: innovazione, competitività e competenze rimangono le priorità, ha spiegato, anche in vista delle ormai nuove e inevitabili opportunità di export che si vanno schiudendo alla luce delle mutate condizioni dei rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti. Nel frattempo, si inizia già a ragionare sulla sostenibilità complessiva degli interventi realizzati grazie ai fondi Pnrr. Cosa succederà dopo il 2026? Sono soprattutto i sindaci, com’era del resto scontato, ad avere approcciato il tema con una comprensibile preoccupazione, visto che molte opere avranno comunque bisogno di una gestione continua e di personale adeguato sul piano numerico.

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