20 Agosto 2025
«Investiamo in innovazione e startup. E premiamo le competenze dei giovani»


Dottor Giurazza, un fondo di venture capital per investimenti in startup Made in Sud e il master di Napoli per la formazione dei futuri analisti finanziari: il cambio di paradigma lanciato dalla sua Vertis, l’unica Sgr del Mezzogiorno, sfata un tabù?

«Se si riferisce alla cronica disattenzione del Sud verso gli strumenti finanziari che possono sostenere l’innovazione, direi di sì – risponde Amedeo Giurazza, fondatore e ad di Vertis, che rimane ancora la sola realtà di venture capital nata nel Mezzogiorno -. Ma io preferisco sempre guardare in avanti, non mi sono mai arreso di fronte a quello che lei definisce un tabù. E le nuove iniziative mi danno ragione, nella ritrovata attrattività del Sud sul piano economico il nostro contributo è importante».

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Partiamo dal fondo di venture capital, il capitale d rischio per le nuove start up: a che punto è?

«Il fondo lanciato da Vertis ha raccolto in pochi mesi – siamo partiti lo scorso settembre – già circa 50 milioni e non credo che sia finita qui, il traguardo dei 60 milioni non è lontano. Un risultato che mi rende particolarmente orgoglioso. Finora abbiano già concluso otto operazioni di finanziamenti, la maggior parte delle quali in Puglia, la regione del Sud che offre molte possibilità alle startup di crescere. Ma siamo già presenti anche in Campania e Calabria, all’appello manca finora soprattutto la Sicilia che pure è sempre stata strategica per le startup».

La mission è di raccogliere investimenti di soggetti qualificati e di partecipare con vostri fondi a progetti di start up sul territorio meridionale, è così?

«Esattamente. E guardi che, quando parliamo di startup innovative, non c’è assolutamente differenza tra Nord e Sud. Le due aree quasi si equivalgono. Sono tantissime in Campania, in Puglia e come dicevo in Sicilia. Il Sud ha molto da offrire, soprattutto dal sistema universitario, dal mondo della ricerca e dagli incubatori. In questi anni è cresciuta la voglia di intraprendere da parte dei giovani e l’appello del Direttore Napoletano a riscoprire l’attrattività imprenditoriale ed economica di Napoli e del Sud in generale mi trova del tutto d’accordo».

Gli operatori professionali di venture capital però al Sud sono ancora pochi, troppo pochi…

«È il vero nodo da sciogliere anche se i passi in avanti non mancano. Nel 2007, quando ho iniziato io, in Italia eravamo appena 6, oggi siamo 33. Certo, al Sud ci siamo solo noi di Vertis, gli altri per lo più operano a Milano. Ed è per questo che ho deciso di proporre il master per i futuri analisti finanziari, con sede a Napoli e stage sul territorio. In tre edizioni abbiamo già avuto 81 partecipanti, provenienti anche da università di tutto il Paese, non solo dell’area campana. Il placement, a fine corso, cioè l’impiego vero e proprio, ha raggiunto il 91%, soprattutto in società finanziarie o imprese milanesi. Non ne siamo rimasti sorpresi, però: crediamo che questo sia un passaggio necessario e propedeutico al ritorno al Sud che potrà utilizzare queste giovani competenze arricchite da esperienze importanti».

Al Sud servono in quantità e qualità, insomma, queste nuove figure?

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«Proprio così. Noi siamo seminando per raccogliere i frutti tra una decina di anni… No, non ho esagerato per eccesso. Ci vuole questo tempo per avere risultati sicuri e duraturi. Un fatto è certo: i nostri “allievi” che sbarcano al Nord hanno una marcia in più, è come se fossero “affamati” di conoscenza e competenza. La loro formazione sarà anche per questo un valore aggiunto da mettere in campo quando torneranno per così dire alla base. E non ho dubbi sul fatto che la gestione del risparmio anche al Sud diventerà sempre più diffusa: i segnali ci sono».

Lei ha sempre creduto nel valore umano, nelle persone prima ancora che nei loro progetti: è frutto delle sue origini meridionali?

«Io credo che le persone vengano sempre prima dell’idea, dell’innovazione: l’idea è sicuramente importante ma un’idea innovativa oggi non lo sarà più tra cinque o dieci anni. Ecco perché sono le persone il centro di tutto, perché sono in grado di innovare continuamente, di cambiare marcia, di mettersi alla guida di svolte coraggiose ma necessarie quando le cose non funzionano. Non è un caso che le migliori start up sono quelle che al loro interno hanno persone con competenze diverse, è la garanzia che di fronte ad eventuali difficoltà ci sarà sempre una risorsa in grado di indicare la soluzione migliore».

Ci sarà spazio sempre di più nel Sud che cresce più della media italiana da tre anni consecutivi per i fondi di investimento?

«Credo proprio di sì, e in parte mi pare di poter dire che si tratterebbe di una opportunità importante per il sistema delle imprese soprattutto di medie e piccole dimensioni. Le banche preferiscono seguire le grandi aziende, ed è anche comprensibile. I fondi possono aiutare le Pmi e quelle innovative se ne gioverebbero parecchio anche al Sud».





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