
Le differenze con il 2000
Il settore tecnologico si è evoluto in modo significativo rispetto al 2000, quando l’unica scommessa era l’opportunità rappresentata dall’Internet aziendale. Oggi c’è molta più diversità tra i clienti e le tecnologie finali oltre che tra i modelli di business. Questo si riflette nell’ampia gamma di società tecnologiche rappresentate in diversi settori in indici come quelli MSCI, con Amazon nel settore dei beni di consumo, Netflix in quello dei servizi di comunicazione, Uber in quello industriale e Visa e Mastercard in quello finanziario.
Molte delle principali società tecnologiche odierne sono anche molto più redditizie e hanno bilanci molto più solidi rispetto al 2000. Per valutarle, continuiamo a utilizzare le stesse tecniche del 2000, concentrandoci sui rapporti prezzo/utili (P/E) e sui rendimenti del free cash flow (FCF). Rispetto al 2000, c’è una grande differenza nel numero di società non redditizie e nei loro rapporti P/E. Nel primo trimestre del 2000, circa il 36% delle società tecnologiche statunitensi era in perdita, contro il 21% nel primo trimestre del 2025. Le Magnifiche 7 sono oggi scambiate a un P/E di quasi 40 volte gli utili futuri ma, escludendo Tesla con un P/E superiore a 100, le altre sono scambiate a un rapporto P/E medio di 20 volte, ben al di sotto dei principali titoli tecnologici del 2000, molti dei quali avevano un P/E superiore a 1000.
Ma la bolla è vicina?
NVIDIA, la prima società a superare i 4.000 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato e leader dell’ondata tecnologica dell’intelligenza artificiale, è attualmente scambiata a un P/E superiore a 30 per il prossimo anno. Sebbene relativamente elevato, riteniamo che questo dato non sia indicativo di una bolla: basti pensare che il settore tecnologico era scambiato a un P/E di 50 quando è scoppiata la bolla delle dot.com. Questa volta, alcune delle valutazioni elevate sono sostenute da ricavi e utili solidi, a differenza di molte aziende nel 2000, che avevano bruciato i loro finanziamenti senza mai vedere un dollaro di profitto. Oltre a NVIDIA, prevediamo che nei prossimi anni ci saranno molti altri nuovi leader nel settore dell’IA. Poiché in futuro utilizzeremo tutti sempre più l’IA, si apriranno nuovi e più ampi mercati in crescita in cui la tecnologia potrà conquistare quote di mercato e continuare a superare il resto del mercato in termini di crescita degli utili.
Lontani dal picco degli investimenti ma occorre essere più selettivi
L’intelligenza artificiale è simile a una “corsa agli armamenti” per le aziende e i paesi. Non prevediamo alcun rallentamento degli investimenti in conto capitale nel breve termine, dato che siamo all’inizio di questa tecnologia generazionale con mercati e casi d’uso in continua espansione. Come per ogni vera ondata tecnologica, come quella dei PC, dei dispositivi mobili e di Internet, i lunghi orizzonti di investimento richiedono investimenti significativi per realizzare il proprio vero potenziale di crescita. Le mega cap tech stanno investendo in data center, talenti e chip, e ora siamo giunti alla fase in cui i fondi vengono destinati non più all’addestramento di modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), ma a casi d’uso reali. Questo sta infondendo maggiore fiducia sia alle aziende che agli investitori per giustificare gli ingenti investimenti che stiamo osservando. I recenti round di finanziamento di OpenAI e xAI, nonché la prossima conclusione di quello di Anthropic, confermano questa narrazione.
Un altro sviluppo chiave è stata la riforma fiscale attraverso il One Big Beautiful Bill Act del presidente Trump. Tra le misure annunciate, le aziende possono ora dedurre il 100% delle spese di ricerca e sviluppo (R&D) nazionali, con l’estensione permanente dell’ammortamento del bonus del 100% per le spese in conto capitale qualificate, consentendo anche le spese retroattive per la R&D capitalizzata dal 2022 al 2024. Per le grandi aziende tecnologiche che spendono decine di miliardi in R&D e infrastrutture AI/cloud, questo è un vantaggio importante dal punto di vista fiscale e del flusso di cassa.
Detto questo, anche se siamo ancora lontani dal picco degli investimenti, dobbiamo essere ancora più selettivi nell’identificare i leader dell’IA e i veri beneficiari man mano che si presenteranno le prossime fasi di sviluppo dell’IA e le relative opportunità di investimento.
Sebbene l’attuale panorama economico, geopolitico e tecnologico sia diverso da quello degli anni della bolla dot.com, l’ondata dell’IA durerà diversi anni, con periodi di alti e bassi e cicli di hype. Insieme al ritorno del costo del capitale, al rischio di concentrazione in un numero ristretto di titoli tecnologici dominanti e ai rischi geopolitici, un approccio attivo dovrebbe rivelarsi vantaggioso per gli investitori.
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