21 Agosto 2025
Tutele per emergenze climatiche, dalla cig all’esonero contributi, le novità per imprese e lavoratori


La legge 113 dell’1° agosto 2025 ha introdotto nuove tutele per imprese e lavoratori nelle emergenze climatiche. Il provvedimento, nato per affrontare fenomeni come le ondate di calore eccezionali che stanno caratterizzando l’estate 2025, potrebbe influenzare in modo strutturale l’approccio al lavoro in condizioni climatiche estreme.

Tutele per le emergenze climatiche, quando si applicano

Le misure si applicano nel periodo dal 1° luglio al 31 dicembre 2025, coprendo quindi l’intero periodo estivo e autunnale più critico per le temperature estreme. La norma prevede pertanto interventi specifici per “eccezionali situazioni climatiche, comprese quelle relative a straordinarie ondate di calore”, e ha una specifica importanza perché riconosce ufficialmente il cambiamento climatico come fattore di rischio lavorativo.

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Ad ogni modo, il riconoscimento non è avvenuto – almeno per il momento – in modo strutturale: l’estensione temporale è infatti limitata al 2025 e suggerisce pertanto un carattere sperimentale della misura, che potrebbe essere prorogata ulteriormente nel 2026 o, nell’ipotesi di maggiore rilievo, resa definitiva in base ai risultati ottenuti e all’evolversi della situazione climatica.

Le nuove regole per le imprese

La principale novità per le imprese è certamente riferibile all’accesso facilitato alla cassa integrazione ordinaria: le aziende interessate potranno infatti richiedere sospensioni o riduzioni dell’attività lavorativa senza dover rispettare alcuni vincoli normalmente previsti dal decreto legislativo 148/2015.

In particolare, la legge prevede che non si applichino le limitazioni previste dall’articolo 12, commi 2 e 3, del decreto, che normalmente richiedono specifici requisiti per l’accesso agli ammortizzatori sociali. Gli imprenditori che ritengono di usufruire della misura potranno così beneficiare di procedure più snelle e tempi di attesa ridotti in caso di sospensione dell’attività per cause climatiche.

Ancora, le imprese che richiederanno la cassa integrazione per le emergenze climatiche potranno avvantaggiarsi dell’esonero dal pagamento del contributo addizionale previsto dall’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo 148/2015, con un risparmio significativo che può ammontare a diverse migliaia di euro a seconda delle dimensioni dell’azienda e della durata della sospensione.

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L’estensione ai settori precedentemente esclusi

Una novità importante riguarda poi l’estensione delle tutele anche alle imprese precedentemente escluse dalla cassa integrazione ordinaria. Il riferimento all’articolo 10, comma 1, lettere m), n) e o) del decreto legislativo 148/2015 finisce infatti per interessare anche i settori come l’agricoltura, la pesca e altri comparti che normalmente non hanno accesso a questi strumenti.

Pure in questo caso, l’estensione ha un significato non marginale: riconosce infatti che le emergenze climatiche colpiscono trasversalmente tutti i settori produttivi, e non solo quelli tradizionalmente coperti dagli ammortizzatori sociali.

In particolare, sembra essere il settore agricolo quello destinato a ricevere un’attenzione particolare con misure dedicate per gli operai sia a tempo indeterminato che determinato. Il trattamento per le intemperie stagionali viene esteso anche in caso di riduzione dell’attività lavorativa pari alla metà dell’orario giornaliero contrattualmente previsto. Piuttosto importante anche la deroga al requisito delle giornate lavorative: se infatti normalmente per accedere alle integrazioni i lavoratori agricoli devono aver maturato un numero di giornate definite, con le nuove misure il vincolo viene temporaneamente sospeso.

L’impatto delle tutele per le emergenze climatiche sulle imprese

Dal punto di vista operativo, le imprese dovranno adattare le proprie procedure di gestione del personale per sfruttare al meglio queste opportunità: per molte aziende, soprattutto quelle più strutturate, sarà infatti necessario sviluppare protocolli interni per il riconoscimento tempestivo delle situazioni di emergenza climatica e per l’attivazione rapida delle procedure di richiesta degli ammortizzatori sociali.

Le aziende dovranno anche considerare l’integrazione di queste misure con i propri piani di gestione dei rischi e con le politiche di sicurezza sul lavoro, dato che le emergenze climatiche rappresentano anche un pericolo per la salute dei lavoratori.

Anche per questi motivi, la legge prevede che il Ministero del Lavoro favorisca l’adozione di protocolli specifici sottoscritti dalle parti sociali per la gestione dei rischi lavorativi connessi alle emergenze climatiche, inducendo indirettamente le imprese a sviluppare linee guida interne in collaborazione con i sindacati.



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