21 Agosto 2025
Powell in un bivio a Jackson Hole, il post sarà rally o correzione?


L’anno in corso presenta un quadro intermedio. Lo S&P 500 mostra un +9,6% dall’inizio dell’anno: non l’euforia del +17,8% del 2024 o del +19,7% del 2021, ma una performance solida, in linea con la media storica pre-simposio. In passato, con guadagni simili – come nel 2016 (+6,4%), nel 2017 (+9,2%) o nel 2020 (+7,8%) – il “dopo” è stato positivo, rispettivamente con +2,7%, +9,4% e +7,1%. Ma la storia offre anche l’opposto: nel 2018, con un prima simile al +7%, la chiusura d’anno segnò un -13,5%. Debach mette in guardia: il punto di partenza non garantisce il risultato finale.

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Il contesto macroeconomico rende la sfida più complessa. Nel secondo trimestre il Pil è cresciuto del 3%, ma soprattutto grazie agli 88 miliardi di dollari di spesa in intelligenza artificiale e data center da parte delle big tech, non ai consumi delle famiglie. Il mercato del lavoro rallenta: a luglio sono stati creati 73 mila nuovi posti, con una media trimestrale di 35 mila, ritmi compatibili con fasi pre-recessive. L’inflazione segna un 2,7% headline e 3,1% core, con i dazi che al momento non hanno generato le attese pressioni sui prezzi, anche se le letture recenti dei prezzi alla produzione invitano alla prudenza.

Powell, prima delle ultime revisioni sui dati del lavoro, aveva descritto l’economia come “solida”, con un mercato del lavoro “in equilibrio” e una politica “moderatamente restrittiva”. Un linguaggio attendista, da wait and see, che lascia spazio a flessibilità ma senza anticipare mosse premature.



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