
NAPOLI. Gli episodi di cybercrime contro le aziende della Campania sono cresciuti del 29,2 per cento in quattro anni: il dato è quasi in linea con la media dell’intero Mezzogiorno che si attesta al 33,3 anche se in misura inferiore a quella nazionale pari al 45,5.
A tracciare il quadro è Confartigianato che ha rilevato l’andamento di truffe, frodi e aggressioni online subite dagli imprenditori tra il 2019 e il 2023. Tra le regioni più colpite ci sono la Toscana, dove gli episodi di cybercrime contro le aziende in quattro anni sono cresciuti dell’88,3 per cento, il Veneto (+63,7), le Marche (+56), la Puglia (+54,7), il Lazio (+53,2), l’Emilia Romagna (+53), Piemonte (47), Lombardia (45,5).
Il presidente di Confartigianato Marco Granelli evidenzia che «dalle multinazionali alle piccole imprese gli hacker non risparmiano nessuno. Per questo occorrono norme in materia di sicurezza digitale efficaci e facilmente applicabili da tutte le dimensioni d’impresa e incentivi per sostenere gli investimenti a tutela dei dati aziendali».
Tra gli effetti degli incidenti informatico in seguito a un cyber attacco ci sono l’indisponibilità dei servizi Ict, la distruzione o la divulgazione di dati. Le imprese italiane sembrano comunque essere consapevoli della necessità di proteggere il patrimonio dei propri dati. Confartigianato evidenzia, infatti, che l’83,1 per cento attribuisce un’alta importanza alla cybersicurezza, una percentuale che supera la media dell’Unione europea (71,1) e che ci colloca al secondo posto dopo l’Irlanda.
Lo scorso anno il 42,6 per cento delle aziende ha investito in sicurezza informatica, anche attraverso l’adozione strumenti di intelligenza artificiale. Nonostante questo, soltanto il 32,2 per cento degli imprenditori adotta almeno 7 delle 11 misure di sicurezza monitorate dall’Istat, un dato inferiore al 38,5 della media Ue.
Ad ostacolare l’impegno per difendersi dalle minacce informatiche è la carenza di competenze adeguate sul mercato del lavoro. Il 22,8 per cento delle imprese italiane segnala difficoltà a reperire personale specializzato in sicurezza informatica, contro il 12 della media europea. In particolare, le imprese faticano ad assumere i progettisti e amministratori di sistemi che comprendono i cyber security expert: nel 2024 ne servivano 6.300, ma 4.000 sono risultati difficili da trovare.
Granelli aggiunge che «la digitalizzazione se non adeguatamente protetta, espone le aziende a rischi sempre maggiori. Sono necessari conoscenze, strumenti e risorse per difendersi. Ma soprattutto, occorre considerare la cybersicurezza un pilastro fondamentale dell’innovazione e della crescita economica».
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