24 Agosto 2025
Imprese lombarde in allarme: entro il 2029 mezzo milione di addetti da rimpiazzare


Entro il 2029 oltre 3 milioni di lavoratori italiani lasceranno il mondo del lavoro, determinando una vera e propria “fuga” da uffici, fabbriche e cantieri. Lo rileva l’Ufficio studi della CGIA, che ha analizzato i dati del Sistema Informativo Excelsior (Unioncamere-Ministero del Lavoro). Si tratta del 12,5% della forza lavoro nazionale, un esodo in gran parte dovuto al raggiungimento dell’età pensionabile, ma anche a fattori come ritiro volontario, emigrazione o passaggio a forme di lavoro autonome.

La maggioranza delle uscite (52,8%) riguarda i dipendenti del settore privato, seguiti da quelli della Pubblica amministrazione (25,2%) e dagli autonomi (21,9%). Settori come i servizi (72,5% delle sostituzioni previste) e l’industria delle costruzioni saranno i più colpiti. A ciò si aggiunge un indice di anzianità crescente: oggi, ogni 100 dipendenti under 35, ce ne sono 65 over 55, con il rischio che la sostituzione di figure esperte diventi una sfida difficile per le imprese.

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In Lombardia la situazione appare particolarmente rilevante. La nostra regione sarà infatti chiamata a rimpiazzare ben 567.700 lavoratori, il numero più alto d’Italia. Seguono il Lazio con 305.000 e il Veneto con 291.200. Un dato che riflette la dimensione del tessuto produttivo lombardo ma anche l’età media elevata della forza lavoro. A pesare, in particolare, saranno i dipendenti del settore privato, che incideranno per il 64,6% del totale regionale da sostituire: la quota più alta a livello nazionale.

Nonostante la Lombardia presenti un indice di anzianità tra i più bassi d’Italia (58,6, contro il 65,2 della media nazionale), la mole di lavoratori prossimi al pensionamento rischia di mettere in difficoltà le imprese, già oggi alle prese con la difficoltà nel reperire manodopera. Nei prossimi anni la competizione per accaparrarsi i profili più qualificati potrebbe intensificarsi, portando le aziende a contendersi le risorse disponibili a colpi di aumenti salariali e benefit.

Se il Paese nel suo complesso deve fare i conti con una crisi demografica che riduce la base dei giovani disponibili ad entrare nel mercato del lavoro, in Lombardia il nodo sarà duplice: garantire il ricambio generazionale e al tempo stesso preservare la competitività di un sistema produttivo che più di altri avrà bisogno di nuove energie per reggere la sfida del futuro.





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