24 Agosto 2025
Imprese in allarme: nei prossimi quattro anni spariranno 291mila lavoratori


“Tra il 2025 e il 2029, si stima che poco più di 291mila lavoratori veneti (pari al 13% circa del totale regionale) lasceranno definitivamente gli uffici e le fabbriche per andare in pensione. La quasi totalità lo farà per questo motivo; tuttavia, una piccola minoranza non timbrerà più il cartellino anche per altri motivi, quali il ritiro volontario, la perdita dell’impiego, l’emigrazione all’estero o il passaggio dal lavoro dipendente a quello autonomo e viceversa”. A lanciare l’allarme è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che parla, anche per il Veneto, di “una vera e propria fuga da scrivanie e catene di montaggio. Un esodo mai visto fino a ora, con centinaia di migliaia di persone che passeranno dal mondo del lavoro all’inattività con conseguenze sociali, economiche ed occupazionali di portata storica per la nostra regione. Lo sanno bene gli imprenditori veneti che già adesso faticano a trovare personale disponibile a recarsi in fabbrica o in cantiere. Figuriamoci fra qualche anno, quando una parte importante della platea dei lavoratori attivi lascerà l’occupazione, in particolare per raggiunti limiti di età”.

Secondo l’analisi Cgia su dati Excelsior, le uscite più numerose saranno in Lombardia, chiamata a “rimpiazzare” 567.700 lavoratori, il Lazio con 305.000 e proprio in Veneto con 291.200.

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È altrettanto importante notare che questo fenomeno interesserà, in particolare, il settore del lavoro dipendente privato. Le maestranze private lombarde saranno le più “interessate” del Paese; quasi due su tre, per la precisione il 64,6% del totale regionale sarà da rimpiazzare. Seguono i dipendenti dell’Emilia Romagna (58,6% del totale) e quelli del Veneto (pari al 56,5% del totale). In termini assoluti gli occupati privati veneti da sostituire saranno 164.400.

E, in un Paese sempre più vecchio, con il Polesine che nella classifica dell’invecchiamento e della perdita di giovani in età lavorativa è purtroppo fra i “migliori”, la Cgia non ha dubbi: “Le aziende si ruberanno i dipendenti migliori: in stretta relazione alle uscite dal lavoro per raggiunti limiti di età c’è anche il progressivo invecchiamento dei dipendenti privati presenti nel nostro Paese. A tal proposito è interessante analizzare l’andamento dell’indice di anzianità. Se a livello nazionale nel 2021 la quota era del 61,2, nel 2022 è aumentata al 62,7 per attestarsi nel 2023 al 65,2 (+4 punti in soli due anni). Questo vuol dire che, rispetto all’ultima rilevazione, in Italia ogni 100 dipendenti sotto i 35 anni ce ne sono 65 oltre 55. Le cause di questa tendenza sono numerose: pochi ingressi nel mercato del lavoro dei giovani rispetto alle fasce anagrafiche che superano la soglia dei 55 anni e una più prolungata permanenza nei luoghi di lavoro degli addetti in età avanzata. E tutte contribuiscono a innalzare questo indicatore verso valori di criticità”.

Senza contare che, aggiunge la Cgia, “anche in Veneto la domanda e l’offerta faticano a incrociarsi. Spesso i giovani che sono alla ricerca di un’occupazione presentano un deficit educativo ed esperienziale notevole rispetto alle abilità professionali richieste dalle attività economiche. Tra qualche anno, quando centinaia di migliaia di lavoratori con elevata esperienza e professionalità dovranno essere sostituiti, gli imprenditori veneti, non trovandoli sul mercato, non avranno alternativa. Dovranno contendersi i migliori dipendenti dei concorrenti, offrendo a questi ultimi incrementi salariali significativi. Dando luogo a forme più o meno simili al ricatto, dove titolari d’azienda e dipendenti cercheranno di prevalere per ottenere il massimo vantaggio personale, spesso in modo poco onorevole”.

Lo scenario tratteggiato dalle statistiche sperimentali Istat indica che nel 2043, ovvero fra appena 18 anni, secondo le statistiche demografiche sperimentali dell’Istat, il 37,13% della popolazione polesana avrà oltre 65 anni, molto più di un terzo dei residenti in provincia, che per quella data vengono stimati in appena 202.62. E, accanto ai 75.234 over 65 stimati dalle proiezioni Istat, ci saranno anche 19.664 bambini con meno di 14 anni, analogamente bisognosi di assistenza, e 6.555 ragazzi fra 15 e 19 anni: in tutto 101.453 persone formalmente fuori dal mondo del lavoro, quindi oltre la metà del totale dei residenti stimati, a fronte di 101.167 in età da lavoro.

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