24 Agosto 2025
Le aree interne e i bisogni primari


Non si vola in alto se le ali non sono forti. E il vento a favore non basta. Il Mezzogiorno lo sa. Per spiccare il volo, spinto da nuovi progetti infrastrutturali, deve prima saper rispondere ai bisogni primari dei suoi cittadini. Perdere questo appuntamento di civiltà renderebbe monca la grande occasione rappresentata dal Pnrr.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

I temi e i nodi che riguardano lo sviluppo del Mezzogiorno non sono nuovi nel dibattito pubblico. Tuttavia, negli ultimi anni – a fronte delle possibilità offerte dal Pnrr e delle connessioni economiche globali – sono emersi nuovi interrogativi sul futuro del Meridione, in particolare sulle leve migliori cui puntare per creare vere e durature occasioni di sviluppo. Anche di recente il confronto pubblico si è focalizzato sulla utilità o meno della realizzazione di grandi infrastrutture come vettore per rispondere alle problematiche dello sviluppo di questa parte d’Italia al fine di vederla sprigionare le potenzialità inespresse e accrescere le indiscusse capacità. Ma questo richiede innanzitutto una classe dirigente che abbia capacità manageriali e una visione chiara del futuro, ben lontana dall’essere, quindi, un mero strumento di trasmissione del potere.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Accrocca convoca il Forum delle aree interne

Ed è proprio questa visione a poter rendere manifeste le priorità sistemiche che, tutte assieme, devono accompagnare la nascita di una nuova infrastruttura strategica, perché questa possa realmente trasformare un territorio. Le basi per rispondere a queste sfide ci sono, soprattutto grazie all’attuazione del Pnrr che in questi ultimi anni ha ridotto i divari nell’istruzione e nello sviluppo del digitale. Ma – ed ecco uno dei punti nodali – una nuova stagione di progettazione territoriale non ha gambe per correre nel contesto italiano e internazionale se i bisogni primari dei cittadini del Mezzogiorno non ricevono le risposte urgenti che meritano. In questo senso, è emblematico il caso irpino. Nel cuore di questo territorio che per decenni ha sofferto le conseguenze dei divari territoriali, sta prendendo forma una delle più ambiziose sfide di sviluppo del Mezzogiorno: la realizzazione della stazione ferroviaria Hirpinia, lungo l’asse dell’Alta Capacità Napoli-Bari e la piattaforma logistica della Valle Ufita. Ma l’Irpinia è anche il luogo dove da anni ai cittadini non è garantito un servizio idrico continuativo e degno di questo nome. Non è forse una provocazione parlare di sviluppo se non si affrontano questi problemi? Le condizioni del servizio idrico sono ferme a più di cinquanta anni fa, quando le nostre nonne si dirigevano verso le sorgenti naturali per soddisfare i bisogni primari. E’ evidente, quindi, che si tratta di una emergenza la cui mancata soluzione pregiudicherebbe l’impatto economico, sociale e psicologico dei nuovi asset in costruzione, oltre che la stessa credibilità della classe dirigente.

In sé la nuova stazione Hirpinia può essere molto di più di una semplice fermata ferroviaria lungo la tratta ad alta velocità. Rappresenta, infatti, un nodo nevralgico di un progetto più ampio di rilancio dell’Italia interna, volto a riconnettere territori distanti dai grandi centri urbani e dai centri economici nazionali e internazionali. Al centro di questo progetto, inoltre, si colloca la piattaforma logistica intermodale della Valle Ufita, prevista nelle immediate vicinanze della stazione e inserita tra le aree Zes. La logica sottesa è chiara: facilitare la connessione tra le imprese del territorio e le grandi rotte di trasporto, favorendo la movimentazione delle merci, la nascita di nuove attività produttive e l’attrattività per investimenti nazionali ed esteri. E, questo, perché l’Irpinia, insieme alle aree limitrofe, ospita un tessuto industriale variegato che spazia dall’agroalimentare alla meccanica, dall’aerospazio alla farmaceutica. Comparti che già oggi vantano segni concreti di eccellenze pur necessitando di un salto qualitativo per affrontare la concorrenza globale. Proprio a tal fine la piattaforma logistica deve essere uno spazio reale per costruire filiere innovative, fondate sull’interconnessione tra industria, servizi avanzati e ricerca, puntando sulle connessioni ferro – reti stradali – mare.

La scommessa da vincere è, dunque, quella di sanare le criticità che riguardano i bisogni primari e contestualmente legare le nuove infrastrutture all’economia del territorio. Questo, in Irpinia. come nelle altre aree del Paese ove sono previsti altrettanti interventi strategici. E per vincerla credo davvero che sia centrale il fattore uomo, il capitale umano. Sì, perché per cogliere appieno le opportunità che la stazione Hirpinia e la piattaforma logistica offrono, è necessario un investimento deciso sulla formazione. La logistica avanzata, la gestione intermodale, la digitalizzazione dei trasporti e l’analisi dei dati richiedono competenze specialistiche che non possono certo improvvisare. Serve, quindi, un’alleanza tra istituti tecnici, istituti tecnici superiori (Its), università, centri di ricerca e imprese per progettare percorsi formativi mirati, aggiornati e coerenti con le evoluzioni del mercato.

Edoardo Giaquinto: «Io, manager nella Formula 1 ho scelto di rimanere a Napoli per costruire il mio futuro»

In questa prospettiva, il Sud può diventare non solo un luogo di transito, ma anche un luogo dove si pensa, si progetta e si innova nei settori strategici. Un ecosistema formativo e scientifico che agisce in sinergia con la trasformazione infrastrutturale, generando nuove traiettorie di sviluppo con lo sguardo ai Paesi del Mediterraneo.

Tutti questi elementi – infrastrutture, filiere produttive, formazione, turismo – convergono naturalmente verso un obiettivo fondamentale per il Mezzogiorno e per tutta l’Italia: la creazione di nuova occupazione e di un contesto di innovazione e sviluppo. Non si tratta solo di posti di lavoro legati alla costruzione o alla gestione della stazione e della piattaforma logistica, ma di un impatto più ampio che interessa settori diversi, dalla formazione alla ricerca, dall’industria ai servizi. Ecco perché occorre avere sin d’ora una visione chiara, analizzando subito gli effetti trasformativi che la Stazione Hirpinia e la Piattaforma logistica della Valle Ufita possono offrire, gli effetti che noi vogliamo vedere nel futuro a breve e medio termine. In questa direzione, il Centro di ricerca Guido Dorso sta avviando uno studio approfondito con l’obiettivo di produrre un’analisi puntuale e lungimirante dell’impatto di tali infrastrutture – ferroviaria e logistica – affinché si possa aprire il varco di un corridoio di sviluppo che unisca saperi, competenze e vocazioni produttive.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Vuoi bloccare la procedura esecutiva?

richiedi il saldo e stralcio