
Al Meeting di Rimini protagonisti pace, sviluppo economico e cultura. Urso e Giuli delineano sfide e opportunità per l’Italia
Pace, Europa, imprese italiane e cultura sono state al centro della prima giornata del Meeting di Rimini, che ha aperto le porte ieri. Presenti il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, l’ex presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
Il primo evento, Madri per la pace: dialogo e perdono contrasto agli estremismi, ha visto il confronto tra l’israeliana ElanaKaminka, la musulmana, Layla al-sheik e suor AzezetHabtezghi Kidanè. Le prime due condividono il dolore per la morte di un figlio: quello di Kaminka, un soldato, è stato ammazzato il 7 ottobre 2023, mentre il figlio di al-sheik è stato ucciso nella seconda Intifada. «Questi lutti sono stati il ponte per costruire un dialogo» con Layla, ha detto Kaminka. E «portare un messaggio di riconciliazione» è diventata la missione di queste due madri.
Spostandoci sul terreno italiano, «le imprese italiane sono quelle che hanno meglio saputo reagire alla crisi internazionale in atto» ha esordito Urso durante il convegno dedicato ai corpi intermedi e allo sviluppo economico. Ha evidenziato che «la prima caratteristica che ha destato la sorpresa di attori internazionali nelle imprese italiane è la loro resilienza». In tema di dazi, il ministro non prevede uno scenario instabile: «Sicuramente è un ostacolo ma superabile per le nostre imprese che hanno dalla loro la forza della qualità, dell’eccellenza, dell’unicità a cui i consumatori americani non vogliono assolutamente rinunciare».Annunciando che l’Italia è «diventato il più affidabile e credibile di Europa», Urso ha spiegato che nel 2024 «gli investimenti esteri hanno raggiunto» nel nostro Paese «il record storico di 35 miliardi di euro in greenfield, più di quanto ne abbiano ricevuto i colossi come Germania e Francia».
Nel pomeriggio, Draghi ha condiviso le sue riflessioni in merito allo stato di salute dell’Europa. Ha esordito facendo subito presente che «per anni l’Unione Europea ha creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali. Quest’anno sarà ricordato come l’anno, in cui questa illusione è evaporata». Riconoscendo che l’Ue ha «avuto un ruolo abbastanza marginale nei negoziati per la pace» in Ucraina, ha posto l’accento sul fatto che «la presenza dei cinque leader di Stati europei e dei Presidenti della Commissione e del Consiglio europei nell’ultimo incontro alla Casa Bianca è stata una manifestazione di unità che vale agli occhi dei cittadini più di tante riunioni a Bruxelles».
Il tema di de-statalizzare la cultura è stato invece al centro dell’incontro con Giuli. «Che cosa diamo da mangiare dal punto di vista culturale? Il cibo migliore si chiama libertà di scelta» che passa attraverso «una partnership pubblico e privato» ha detto il ministro. E quindi: «Lo Stato deve fare poche scelte mirate e attivare l’intelligenza della libertà laddove c’è l’esigenza di accesso alla cultura».
Sempre ieri sono emerse delle considerazioni attorno al liberalismo e all’ideologia woke durante il convegno con Patrick Deneen, professore della Notre Dame University e Joseph Weiler, del center for european studies di Harvard. Il liberalismo «è stato tradito dall’ideologia woke» ha spiegato Deneen. Quindi «oggi occorre costruire un progetto post liberale che affronti nuove sfide da differenti prospettive», tra cui «rafforzare il senso di comunità, i valori della famiglia, contrastare le minacce dello stato neutrale, della politica e del mercato». Per Weiler «la colpa dell’indebolimento della famiglia non è del liberalismo, ma del secolarismo».
E oggi, nella seconda giornata del Meeting, sono attesi il ministro dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti (in videoconferenza) e il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Il primo affronterà il tema dell’invecchiamento della popolazione e della sicurezza sociale, mentre il secondo discuterà delle nuove frontiere dell’integrazione.
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