La Turchia ha deciso di porre fine al programma che proteggeva i depositi dalla svalutazione della valuta, un meccanismo che si stima sia costato 60 miliardi di dollari. Si tratta di un ulteriore passo verso l’abbandono delle politiche economiche non ortodosse che, alcuni anni fa, avevano innescato una crisi della lira.
La banca centrale turca ha annunciato la cessazione dell’apertura e del rinnovo dei conti aderenti al programma di protezione dal cambio a partire dal 23 agosto. In una nota ufficiale, l’istituto ha precisato che i conti aperti prima di questa data resteranno validi fino alla loro naturale scadenza.
La banca centrale ha inoltre comunicato che, a seguito della conclusione del programma, sono state riviste le normative relative alla remunerazione dei requisiti di riserva e alle pratiche di commissione legate al meccanismo.
Le autorità turche avevano precedentemente dichiarato che il programma KKM, introdotto alla fine del 2021, sarebbe stato concluso entro la fine del 2025.
Il meccanismo consentiva a privati e imprese di depositare lire in conti speciali protetti dalle perdite dovute alle oscillazioni del tasso di cambio. La lira turca ha perso il 44% del suo valore rispetto al dollaro nel 2021, il 29% nel 2022, il 37% nel 2023 e il 16% lo scorso anno.
Il valore totale dei depositi coperti dal programma è sceso da un picco di 140 miliardi di dollari a soli 11 miliardi.
(Servizio di Ezgi Erkoyun, editing di Shri Navaratnam)
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