24 Agosto 2025
una nuova rottamazione e il problema coperture


Il Governo annuncia una nuova rottamazione fiscale e tagli Irpef. Ma il nodo risorse resta irrisolto: ennesimo libro dei sogni senza coperture?

Come ogni anno, con l’avvicinarsi dell’autunno, si apre il grande libro dei sogni della politica economica. La Legge di Bilancio 2026 non fa eccezione e, dalle prime anticipazioni del Governo, emerge un copione ben noto: la promessa di tagliare le tasse, come la riduzione dell’Irpef per il ceto medio, e, immancabile, una nuova rottamazione delle cartelle fiscali. Un mix di misure che mira a raccogliere consensi, ma che lascia sullo sfondo la domanda più importante e sistematicamente elusa: dove si troveranno le risorse per finanziare tutto questo? Le rassicurazioni di facciata si scontrano con la dura realtà dei conti pubblici.

Cosa si nasconde dietro la nuova “rateizzazione” delle cartelle?

Dietro il termine edulcorato “rateizzazione” si cela, ancora una volta, l’ombra di un condono fiscalemascherato. Il sottosegretario al Mef, Federico Freni, si affretta a precisare che la misura è pensata per “milioni di partite Iva, professionisti, commercianti e artigiani onesti” in difficoltà e che non si apriranno “le porte agli evasori”.

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Questa distinzione, tuttavia, appare debole e difficile da applicare nella pratica. L’introduzione periodica di meccanismi di rottamazione delle cartelle fiscali finisce per creare un pericoloso precedente: si incentiva un comportamento sleale, dove chi paga puntualmente le tasse appare come l’unico a non ricevere aiuti, mentre chi è in ritardo può sperare in una sanatoria. L’idea che questa misura possa garantire allo Stato “risorse certe e durature” è un’illusione contabile: si tratta di incassare, in modo dilazionato e spesso parziale, somme che avrebbero già dovuto essere nelle casse pubbliche, non di generare nuove entrate.

Tagli all’Irpef e aiuti alla natalità: sono promesse sostenibili?

La riduzione della pressione fiscale è un mantra di ogni governo, ma le promesse devono fare i conti con la matematica. L’annuncio di voler procedere sia con la rottamazione sia con la riduzione dell’Irpef per il ceto medio solleva un enorme punto interrogativo sulle coperture finanziarie.

Il sottosegretario Freni liquida il problema con un ottimistico “si troveranno le risorse”, una formula che in politica equivale a rinviare il problema. Allo stesso modo, sul fronte della natalità, si parla di “potenziamento” dell’assegno unico e di “rafforzare il percorso”, senza però quantificare gli stanziamenti. Queste dichiarazioni, insieme all’ipotesi di detassazione degli aumenti contrattuali, disegnano un quadro di ingenti spese e minori entrate, il cui equilibrio poggia su un nodo risorse che nessuno, al momento, sembra in grado o intenzionato a sciogliere.

Qual è il vero obiettivo di queste misure fiscali?

L’obiettivo di queste anticipazioni appare squisitamente politico. Una nuova rottamazione serve a dare ossigeno a un vasto elettorato di riferimento, composto da lavoratori autonomi e piccole imprese, spesso in difficoltà con le scadenze fiscali. Allo stesso tempo, il taglio dell’Irpef punta a conquistare il consenso del ceto medio, da sempre il bacino elettorale più conteso e gravato dal peso del fisco.

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Si tratta di una strategia volta a consolidare il consenso attraverso misure di impatto immediato, la cui sostenibilità a lungo termine è però tutta da dimostrare. La manovra sembra più un catalogo di risposte a esigenze elettorali che un “disegno organico” per la crescita del Paese, come invece viene presentata.

Queste promesse fiscali vengono fatte in un contesto demografico ed economico allarmante. I dati indicano che entro i prossimi quattro anni circa 3 milioni di persone lasceranno il mondo del lavoro, mandando in tilt il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati. In uno scenario di calo delle nascite e di invecchiamento della popolazione, la base imponibile è destinata a ridursi, mentre la spesa per pensioni e sanità esploderà.

Promettere tagli fiscali e sanatorie senza affrontare di petto la riforma strutturale della spesa pubblica e senza un piano credibile per la crescita, appare non solo ottimistico, ma pericolosamente miope. Le misure a sostegno della natalità sono necessarie, ma i loro effetti si vedranno tra decenni, mentre il conto dei conti pubblici va pagato oggi.



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