25 Agosto 2025
L’impresa di Alessandro Gattafoni, campione di kayak con la fibrosi: “A Venezia la mia storia in una clip”


Muggiò (Monza e Brianza), 25 agosto 2025 –  Quando gli diagnosticarono la fibrosi cistica, 38 anni fa, aveva appena quattro mesi. E non poteva capire la terribile patologia da cui era affetto e neppure comprendere che secondo i medici non avrebbe raggiunto probabilmente nemmeno i 14 anni di età. Ma Alessandro Gattafoni non ci ha badato. E ha continuato la sua incredibile vita fatta di sacrifici, certo, ma anche di enormi soddisfazioni grazie allo sport. Ha imparato a tirare di boxe, ha giocato a calcio e ha scoperto il kayak. Non si è mai arreso e ha cambiato il suo destino “perché non avevo il lusso di poter attendere e morire di vecchiaia”. E ora, per raccontare tutto questo e cosa significhi convivere con la cosiddetta “malattia invisibile” che mozza il respiro, c’è una pellicola.

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Le sorelle Paola e Ivana Gramignano, coordinatrici del progetto Luce invisibile, Gattafoni True Spirit

Un cortometraggio che nasce anche in Brianza e che lunedì 1° settembre 2025 a partire dalle 10 sarà proiettato nell’Italian Pavilion dell’Hotel Excelsior al Lido di Venezia, nella cornice della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove la Lega Italiana Fibrosi Cistica, in collaborazione con l’agenzia Newton di Muggiò, presenterà “Luce su una malattia invisibile”, l’evento con la proiezione in anteprima nazionale del video “Alessandro Gattafoni True Spirit”. Tre minuti affidati alla regia di Graziano Molteni, in cui si narrano le imprese del 38enne marchigiano che, affetto da fibrosi cistica, ha più volte realizzato traversate da record in kayak, come quella da Civitanova Marche a Sebenico e da Bastia a Livorno. La proiezione della clip nella Sala Tropicana due da Luce Cinecittà intende lanciare un messaggio di speranza e dar voce agli oltre 6.000 malati di fibrosi cistica in Italia (un centinaio in Brianza) per i quali, ad oggi, ma non per tutti è disponibile una cura, in quanto ci sono duemila mutazioni di fibrosi cistica e solo il 70% dei pazienti può assumere il medicinale che agisce sulla causa genetica della malattia. “Alessandro Gattafoni è l’eroe di tutti i giorni – dice Antonio Guarini, presidente della Lega Italiana Fibrosi Cistica – e con questo evento vogliamo avvicinare le istituzioni, lo sport e il cinema al mondo scientifico, così da far conoscere una malattia invisibile”. Alessandro Gattafoni, che sarà presente all’evento e continuerà ad allenarsi nelle acque della Laguna anche durante la kermesse, racconta: “È nel cinematografo del Teatro Cinema Rossini di Civitanova Marche che ho sognato di diventare un atleta professionista, dopo essermi innamorato del film di Clint Eastwood con Hilary Swank, Million Dollar Baby, che ha segnato profondamente la mia vita”. Paola e Ivana Gramignano, le due sorelle coordinatrici del progetto “Luce Invisibile – Alessandro Gattafoni True Spirit”, hanno lavorato dietro le quinte dalla Newton di Muggiò. “Partecipare fuori concorso a questoprogetto è per noi un sogno che diventa realtà – spiega Paola emozionata -. Vogliamo piantare un seme, far crescere una storia che oggi è una clip, ma che domani sarà un documentario capace di raccontare l’epica impresa di Alessandro: un paziente e un atleta che sfida il mare con il suo kayak per donare speranza agli oltre seimila pazienti italiani affetti da fibrosi cistica. Questo progetto ha preso vita grazie all’incontro con Antonio Guarini, nuovo presidente LIFC e vero motore instancabile di iniziative che sanno unire cuore e visione”.

“È una profonda emozione essere presenti per la prima volta alla Biennale del Cinema di Venezia insieme a Lega Italiana Fibrosi Cistica – riflette Ivana . Una malattia che toglie il respiro, ma attraverso la forza dei racconti, il potere delle immagini e l’incanto del cinema possiamo ridare luce, speranza e prospettive a chi convive ogni giorno con questa grave patologia. In un palcoscenico così straordinario, anche noi di Newton desideriamo dare il nostro contributo, affinché la voce dei pazienti orfani di cura possa farsi sentire forte e chiara”.

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