25 Agosto 2025
Dazi, piano del Governo per difendere vino e Made in Italy


Il governo italiano ha deciso di difendere le produzioni nazionali più esposte alle nuove mosse tariffarie americane. Palazzo Chigi ha in mente una strategia a due binari: ottenere da Bruxelles un mandato forte per tenere fuori dai dazi agroalimentare e siderurgia e, allo stesso tempo, predisporre misure interne per tamponare gli effetti sulle imprese più vulnerabili.

Si parla di fondi compensativi, incentivi all’export verso mercati alternativi e azioni di diplomazia economica mirate.

Contabilità

Buste paga

 

Dazi, Urso intravede spazi di negoziazione

La strategia del governo parte proprio dalla negoziazione. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato che esistono spazi di manovra in diversi settori:

Per i vini e alcuni prodotti alimentari, così come per l’acciaio e l’alluminio.

Per lui la partita non è secondaria, ma la vera vittoria finora è stata evitare uno scontro frontale con Washington, che avrebbe travolto le economie da entrambe le parti.

Tajani punta sulla Bce

Il governo deve muoversi in accordo con l’Ue. A margine del Meeting di Rimini, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che la questione dei dazi è solo un tassello di un mosaico più ampio.

Per lui il vero nodo, prima ancora che sui prodotti, è il rapporto tra euro e dollaro, che continua a penalizzare le aziende italiane. Ha detto:

Contabilità

Buste paga

 

Le imprese italiane devono essere sostenute in un momento complicato… serve un’azione shock e un nuovo quantitative easing.

Secondo Tajani, la priorità non è tanto discutere di tariffe quanto alleggerire il costo del denaro per ridare fiato a chi produce ed esporta. E infatti non a caso, gli investitori, cauti come sempre, in queste ore hanno gli occhi puntati sulla Fed, e attendono i dati sull’inflazione core Pce previsti a fine settimana per capire la direzione dei prossimi mesi.

Giorgetti e l’impatto psicologico delle tariffe

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, collegato in videoconferenza al Meeting di Rimini, punta sull’aspetto più sociologico del mercato per quanto riguarda i dazi imposti da Trump.

Ha infatti avvertito che le nuove tariffe americane rischiano di minare la fiducia più che i numeri dell’export. Secondo lui i dazi colpiscono prima le aspettative degli operatori, generando un clima di incertezza che finisce per pesare sulla fiducia delle imprese e sul loro modo di programmare investimenti e vendite.

Palazzo Chigi spinge per salvaguardare l’agroalimentare

Palazzo Chigi ha fatto sapere che il governo si muoverà insieme a Bruxelles e agli altri partner europei per allargare la lista dei comparti esclusi dalle nuove tariffe, con l’agroalimentare al centro dell’attenzione.

Da Roma arriva anche la conferma che il confronto con Washington non si fermerà ai prodotti agricoli: il prossimo round riguarderà acciaio e alluminio, due dossier che l’esecutivo considera prioritari nei futuri passaggi della dichiarazione congiunta Ue-Usa.

L’Italia però non ha mano libera nelle trattative: la politica commerciale è una partita che si gioca a Bruxelles. I trattati europei vietano accordi bilaterali diretti con Washington e costringono quindi Roma a muoversi all’interno del perimetro comunitario.

Palazzo Chigi ha scelto di stare compatta con l’Unione, provando però a spingere i dossier più delicati senza incrinare l’unità europea. L’esecutivo insiste perché ai prossimi round vengano protetti i settori più esposti del Made in Italy.

L’allarme del settore viticolo

Il vino italiano entra nel mirino dei dazi americani e il settore è irrequieto. Ciro Giordano, presidente del Consorzio Tutela Vini Vesuvio, ha definito il dazio del 15% un ostacolo serio:

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Gli Usa sono uno dei principali mercati di sbocco per i nostri vini, e questo dazio rischia di ridurre la competitività del prodotto italiano rispetto a concorrenti non soggetti a simili barriere, come i vini cileni o australiani.

Per lui la conseguenza più immediata sarebbe un calo delle esportazioni e margini più stretti, soprattutto per le piccole cantine campane che hanno investito per aprirsi all’estero.

Giordano chiede a Bruxelles di tornare al tavolo con Washington per escludere il vino italiano dai dazi e invoca misure di sostegno come incentivi verso nuovi mercati e fondi di compensazione.





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