
Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) rappresentano una
delle innovazioni più promettenti per la transizione energetica in
Italia e in Europa. Con il recepimento della normativa europea RED
II, si è aperto un nuovo scenario di partecipazione cittadina e
sviluppo sostenibile, che coniuga benefici economici, ambientali e
sociali. Questo articolo esplora le evoluzioni legislative, i
modelli di successo e le opportunità future di un paradigma
energetico più inclusivo e resiliente.
La rivoluzione delle comunità energetiche: un nuovo modello di
partecipazione collettiva
Le Comunità Energetiche rinnovabili (CER), ormai entrate con
prepotenza nel linguaggio degli addetti ai lavori, sono entità
giuridiche autonome che uniscono cittadini, imprese, enti locali e
istituzioni pubbliche per promuovere la produzione e il consumo di
energia da fonti rinnovabili.
Praticamente, in una CER l’energia elettrica rinnovabile viene
condivisa tra i diversi soggetti produttori e consumatori, connessi
alla medesima cabina primaria, grazie all’impiego della rete
nazionale di distribuzione di energia elettrica, che rende
possibile la condivisione virtuale di tale energia.
Non è necessario aver installato un impianto fotovoltaico per
poter aderire ad una CER. Il ché rende appetibile a chiunque
l’adesione a queste comunità, anche solo come consumatore.
Per maggiore chiarezza, occorre distinguere le due figure chiave
della CER:
- Il Prosumer (Produttore-Consumatore): è il
membro che possiede un impianto fotovoltaico
connesso alla rete elettrica situato all’interno del perimetro
della CER e che consuma in proprio parte dell’energia prodotta
(autoconsumo) e condivide virtualmente l’energia in eccesso con gli
altri membri. Questa condivisione genera un incentivo economico
(alcuni centesimi per ogni Kwh prelevato) erogato dal Gestore dei
Servizi Energetici per 20 anni, che viene distribuito tra i
partecipanti, e che si va ad aggiungere al notevole risparmio
ottenuto con l’autoconsumo. - Il Consumer (Consumatore): è il membro che
non possiede un impianto fotovoltaico, ma che
partecipa alla comunità in qualità di consumatore. Egli consuma
l’energia condivisa dai prosumer e contribuisce a massimizzare
l’autoconsumo virtuale della CER. In cambio, riceve una parte degli
incentivi economici per 20 anni, ottenendo un risparmio concreto
sulla propria bolletta senza necessariamente installare l’impianto
fotovoltaico.
La natura delle Comunità Energetiche non è esclusivamente
commerciale, bensì orientata alla condivisione dei benefici
economici, ambientali e sociali. Questi soggetti si
costituiscono come veri e propri hub di innovazione sociale,
creando un sistema in cui la partecipazione attiva e la
cooperazione sono al centro del processo. La loro crescita
rappresenta un passo fondamentale per ridurre la dipendenza dai
grandi impianti energetici e favorire un modello di produzione
decentralizzato, più resiliente e inclusivo. La normativa recente,
in particolare i Decreti MASE n. 414/2023 e n.
228/2025, ha sancito un quadro più chiaro e favorevole,
incentivando l’espansione di queste realtà sul territorio
nazionale, soprattutto nelle aree più periferiche e svantaggiate.
La sfida principale consiste ora nel superare le barriere
burocratiche, aumentare la consapevolezza dei cittadini e
sviluppare strumenti digitali che facilitino la gestione e la
partecipazione delle comunità.
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