
Giorgia Meloni è tornata al Meeting per l’amicizia fra i popoli organizzato da Comunione e Liberazione a Rimini, ma questa volta da presidente del Consiglio. L’ultima partecipazione risaliva al 2022, in piena campagna elettorale come leader di Fratelli d’Italia. A distanza di tre anni, lo scenario è completamente diverso: al centro del suo intervento non più la sfida per il Governo ma i dossier internazionali più delicati e le prossime misure economiche.
A introdurla è stato il presidente della Fondazione Meeting Bernhard Scholz, richiamando il tema di quest’anno, ispirato a T.S. Eliot:
Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi.
Un’immagine che Meloni ha scelto come filo conduttore del suo discorso, per indicare la necessità di metodi politici diversi e più concreti.
I “mattoni nuovi” per l’Italia
Meloni ha aperto con un ringraziamento ai volontari del Meeting di Rimini, sottolineando come
in Italia le migliori intenzioni siano spesso frenate da preconcetti ideologici e meccanismi arretrati.
Il Governo, ha spiegato, ha scelto il campo del reale e rivendica la missione di riportare l’Italia al posto che le spetta sulla scena internazionale.
L’Italia è oggi considerata un modello di stabilità e serietà di governo (…). Gli investitori ci vedono come un Paese sicuro, i nostri tassi sono in linea con quelli francesi e siamo primi in Europa nell’attuazione del Pnrr.
Le crisi internazionali: Ucraina e Gaza
Un’ampia parte del discorso è stata dedicata alla politica estera.
Sull’Ucraina, Meloni ha sottolineato come i negoziati in corso (con l’incontro tra Putin e Zelensky come ultimo obiettivo) siano resi possibili sia dall’iniziativa americana sia dalla resistenza di Kiev, sostenuta da Europa e Italia. Ha parlato di una pace giusta ispirata all’articolo 5 della Nato.
Sulla crisi in Medio Oriente, la premier ha ribadito il diritto di Israele alla difesa dopo gli eventi del 7 ottobre 2023, ma ha anche denunciato che la reazione è andata
oltre il principio di proporzionalità.
Ha parlato di vittime civili, comunità cristiane colpite e giornalisti uccisi. Ha chiesto a Israele di fermare l’occupazione militare a Gaza e l’espansione degli insediamenti, ricordando l’impegno italiano nei corridoi umanitari e nei soccorsi ai feriti.
Il Piano Mattei e la sfida migratoria
Meloni ha poi rivendicato i risultati del Piano Mattei per l’Africa, pensato non come sfruttamento delle risorse ma come cooperazione:
Vogliamo che l’Africa prosperi insieme a noi.
Il piano prevede investimenti, grandi progetti e formazione, con l’obiettivo anche di affrontare le cause alla radice dell’immigrazione irregolare.
Sul tema migratorio, la premier ha ribadito la linea dura:
Non esiste giudice o burocrate che possa impedirci di governare questo fenomeno. Respingeremo al mittente chi vuole bloccare le nostre scelte.
Un chiaro riferimento anche agli accordi sui Cpr in Albania e alle polemiche legate alla magistratura.
Europa, competitività e demografia
Riprendendo le parole di Mario Draghi, Meloni ha parlato del rischio di irrilevanza geopolitica dell’Unione europea se non saprà cambiare passo.
Serve un’Europa del realismo, meno burocrazia, più sostegno alle imprese, investimenti nelle filiere strategiche e una politica capace di affrontare il problema demografico.
Ha avvertito:
Se non ci poniamo il problema della natalità, tra pochi decenni non ci sarà più una civiltà europea da difendere.
In questa direzione si inserisce anche l’annuncio di un piano casa a prezzi calmierati per giovani coppie, in collaborazione con il vicepremier Matteo Salvini.
Le priorità della Manovra e le riforme interne
Sul fronte economico, la premier ha ricordato l’avvio della riforma dell’Irpef e ha promesso maggiore attenzione al ceto medio. Tra gli obiettivi, l’abbassamento strutturale del costo dell’energia e un rafforzamento del sostegno alle imprese.
Meloni ha inoltre difeso la linea contro i sussidi generalizzati:
Per troppo tempo si è confuso il diritto al lavoro con il diritto a un reddito. I sussidi come il Reddito di cittadinanza atrofizzano le persone e deresponsabilizzano la società.
Infine, ha rilanciato le grandi riforme istituzionali: premierato, autonomia differenziata, poteri speciali a Roma Capitale e riforma della giustizia. Quest’ultima – ha sottolineato – dovrà liberare il sistema dalle correnti della magistratura che condizionerebbero le scelte politiche.
Un’Italia modello, un’Europa da ricostruire
Il filo rosso del discorso è stato quello dei mattoni nuovi: costruire politiche pragmatiche per affrontare le crisi internazionali, sostenere la famiglia e le imprese, ridare centralità all’Italia e all’Europa.
Un’Europa meno ideologica e più concreta, capace di fare meno e meglio: questa è la sfida – ha concluso –. Solo così potremo garantire sicurezza, libertà politica e uno sviluppo a misura d’uomo.
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