29 Agosto 2025
le scelte sul welfare devono essere lungimiranti e passare dal dibattito democratico « LMF Lamiafinanza


Tra finanziamenti, contratti sociali e legittimità pubblica, la politica non può essere ridotta a un calcolo tecnico

Il dibattito europeo sul futuro del welfare, della previdenza e dei servizi pubblici mostra una tensione costante: quanto spazio dare agli esperti tecnici e quanto invece lasciare al confronto politico e democratico?

Negli ultimi anni termini come financing gap (differenza tra le risorse disponibili e quelle necessarie) sono stati usati per descrivere la sostenibilità dei sistemi di welfare e pensione. Ma ridurre queste scelte a un problema contabile significa ignorarne la vera natura: si tratta di decisioni che riflettono valori collettivi e definiscono il contratto sociale tra Stato e cittadini.

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Valori sociali e scelte politiche

La Commissione europea riconosce che le decisioni in materia di finanza pubblica e welfare sono prima di tutto scelte politiche. Nel “Libro verde sui sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri in Europa” già nel 2010 si affermava che le pensioni non sono soltanto una questione finanziaria, ma riflettono valori sociali fondamentali e il modo in cui una società sceglie di distribuire risorse tra generazioni.

La stessa logica si ritrova nella Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali e sociali, dove la Commissione ribadisce che le transizioni – economica, verde e digitale – devono essere accompagnate da un rafforzamento del contratto sociale europeo, fondato su solidarietà, giustizia e inclusione,

Evitare il rischio di affidare interamente a organismi tecnici decisioni come la riforma delle pensioni o il finanziamento dei servizi pubblici è fondamentale. E’ questione non solo di legittimità democratica: organismi non eletti, pur dotati di grande competenza, che però non rispondono direttamente ai cittadini. E’ anche un fatto di trasparenza: presentare le scelte come “inevitabili” sul piano tecnico oscura i compromessi politici che esse comportano.

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Come osserva il Parlamento europeo, la governance economica deve mantenere un “giusto equilibrio tra disciplina fiscale ed esigenze sociali”, preservando il ruolo dei parlamenti nazionali ed europeo nel legittimare tali scelte.

Il pericolo della depoliticizzazione

Delegare tutto a esperti comporta un fenomeno di depoliticizzazione: le grandi scelte collettive vengono travestite da problemi tecnici, riducendo lo spazio del confronto pubblico. Questo può portare a quella che alcuni studiosi chiamano tecnocratic myopia, una visione miope che trascura gli impatti complessivi delle politiche sociali, privilegiando parametri di breve termine.

Inoltre, la frammentazione tecnica aumenta la vulnerabilità a interessi di lobby: mentre il dibattito parlamentare è sottoposto a scrutinio pubblico, le decisioni settoriali prese in sedi tecniche possono essere più facilmente condizionate da pressioni industriali o finanziarie.

L’UE ha riconosciuto in più occasioni che le politiche su welfare, pensioni e servizi pubblici non possono essere ridotte a un esercizio contabile. Sono decisioni che plasmano il futuro del contratto sociale europeo e, come tali, richiedono dibattito trasparente e democratico.

Gli esperti forniscono dati e scenari indispensabili, ma il compito di decidere appartiene alla politica. È il principio alla base dell’integrazione europea: le scelte che toccano la vita dei cittadini devono essere prese con i cittadini e per i cittadini, non dietro le porte chiuse della tecnocrazia.



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